Il Pakistan starebbe sfruttando, senza ostacoli e in modo duplice, la tecnologia per sostenere il suo programma nucleare. A lanciare l’allarme è stata la Norvegia, secondo quanto riportato dall’agenzia ANI. Da un rapporto di valutazione delle minacce dell’agenzia di sicurezza norvegese emerge che la pratica pachistana di aggirare tutte le salvaguardie internazionali per acquisire le ultime tecnologie nucleari, con il pretesto di usarle per l’istruzione e la salute, rappresenterebbe la minaccia più grande per il Paese.
In un articolo di Modern Diplomacy, Fabien Baussart ha scritto che la Norvegia è stata l’ultimo paese a lanciare l’allarme sullo sfruttamento senza ostacoli della tecnologia a duplice scopo da parte del Pakistan. Non è stata però l’unica a rendersene conto, anzi. La sua valutazione segue il riconoscimento pubblico da parte di diversi altri paesi della minaccia nucleare pachistana.
Già lo scorso anno le autorità tedesche, che avevano fornito un resoconto dettagliato degli sforzi pachistani di rubare informazioni e materiali sulle armi nucleari avevano anche rivelato che il Pakistan stava cercando la tecnologia delle armi di distruzione di massa (WMD) «per mantenere una seria deterrenza contro il grande nemico, l’India».
A richiamare l’attenzione sul Pakistan ci aveva pensato anche la Repubblica Ceca in un rapporto annuale del servizio di informazione sulla sicurezza, datato 2019, in cui riportava che il paese dell’Asia meridionale aveva fuorviato l’attenzione mondiale nell’approvvigionamento di articoli e tecnologie, controllati a livello internazionale, per sostenere il suo programma nucleare.
Le prove dei programmi nucleari segreti del Pakistan vanno ben oltre questi rapporti.
Nel 2019 ci aveva pensato anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che aveva incriminato cinque persone associate a una società di copertura con sede in Pakistan per aver gestito una rete che esportava merci di origine americana in Pakistan. Nella sua Dichiarazione si legge che le merci erano state esportate all’Organizzazione per la ricerca tecnologica avanzata (AERO) del Pakistan e alla Commissione per l’energia atomica del Pakistan (PAEC) senza alcuna licenza.
«La rete» ha riferito Baussart «era solita nascondere le vere destinazioni delle merci in Pakistan, mostrando le società di copertura come i presunti acquirenti e utenti finali».
Entrambe sono ora nell’elenco delle entità del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che impone requisiti di licenza di esportazione per le organizzazioni le cui attività risultano contrarie alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti o agli interessi di politica estera.
Per realizzare il suo programma distruttivo il Pakistan – riporta Modern Diplomacy – non ha esitato a usare il nome del suo pubblico più povero o degli studenti. Il suo governo ha ripetutamente affermato di cercare tecnologie a duplice uso per il miglioramento sociale ed economico del Paese, utilizzando la tecnologia nei suoi settori della salute e dell’istruzione.
Negli ultimi anni sono infatti emersi diversi casi in cui il Pakistan ha ottenuto l’accesso alla doppia tecnologia in veste di scopi pacifici. Ma, considerando il background terroristico del Paese e la storia del furto di tecnologia da diverse parti del mondo, il rischio permane.
Dati gli scarsi standard di governance e la storia del fallimento delle istituzioni civili in Pakistan, queste osservazioni forniscono una giustificazione per le apprensioni dei paesi occidentali sul suo programma nucleare.
«Ciò che resta da vedere» – ha aggiunto Baussart – «è se queste rivelazioni porteranno a sanzioni o a nuovi controlli sulle esportazioni contro il Pakistan o se il Paese riuscirà, ancora una volta, a fuorviare il mondo giocando la carta della vittima».
Coraline Gangai