NIGERIA. Mosca apre una testa di ponte a Abuja

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La Russia cerca nuovi alleati nell’Africa tropicale. E aprirà una missione commerciale in Nigeria. A quanto si apprende dai media nigeriani l’instabilità nigeriana non spaventa la Russia, perché sembra che le prospettive economiche siano ottime.

Tra le difficoltà che la Russia che si troverà ad affrontare in Nigeria anche la presenza di ISIS, I militanti di ISWAP, che anche il 14 luglio hanno effettuato un attacco al campo dell’esercito nigeriano a Buni Yadi, nello stato di Yobe, e che sono presenti anche nel Borno.

Le missioni commerciali russe ora esistono solo in quattro paesi africani: Sud Africa, Egitto, Algeria e Marocco. La Russia ha il più alto fatturato commerciale con questi paesi. Tra i beni più commercializzati dalla Russia all’Africa: i cereali e fertilizzanti. E questo rimane il principale strumento economico della Russia per l’ingresso nel mercato africano e in questo caso della Nigeria.

Lagos acquista da Mosca anche pesce congelato (sgombri, melù e aringhe) e semilavorati di ferro. Il fatturato commerciale tra i due Paesi ha già superato i 2 miliardi di dollari.

In cambio di grano e fertilizzanti, la Nigeria ha persino promesso di “importare” miliziani e legionari in Russia. Allo stesso tempo, i nigeriani hanno promesso di pagare le merci russe in rubli, ma la promessa al momento non è mai stata mantenuta.

Tra gli altri capitoli del programma commerciale tra i due paesi quello che riguarda Gazprom che sta già estraendo gas in Nigeria e OMK costruirà un gasdotto.

Tra gli altri beni che la Nigeria acquista dalla Federazione anche l’equipaggiamento militare ultimamente sembra essere molto interessata agli aerei da combattimento ed elicotteri.

Anche se la Nigeria è un paese estremamente ricco nel sottosuolo spesso si trova a corto di contanti e l’invio di legionari non può bastare per pagare il debito del Paese nei confronti di Mosca e quindi è probabile che vista la sua situazione strategica, situata sulla costa dell’Atlantico, la Nigeria potrebbe seguire la strada del Sudan, che ha già permesso la costruzione di una base navale russa.

Maddalena Ingrao

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