Il Delta del Niger è ancora sporco

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NIGERIA – Abuja 04/11/2015. Diverse organizzazioni di difesa dell’ambiente e di tutela dei diritti umani hanno denunciato in uno studio le pretese del gigante petrolifero anglo-olandese Shell di aver ripulito il Delta del Niger, nella Nigeria meridionale.

Nello studio Clean it up: shell’s false claims about oil spills the Niger Delta, pubblicato il 3 novembre, Amnesty International e il Centro per l’Ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd), con sede in Nigeria, hanno stilato lo studio accusando il gigante petrolifero dinon aver preso tutte le cautele necessarie per ripulire quattro punti del Delta del Niger, teatro di altrettante gravi fuoriuscite di greggio, ed impedire nuove fuoriuscite di petrolio. L’indagine condotta ha trovato che l’inquinamento richiederebbe la più grande opera di pulizia di tutto il mondo con una durata di 25-30 anni. I due enti estensori hanno invitato il governo nigeriano e l’industria petrolifera a partecipare alle spese che sarebbero oltre a un miliardo di dollari.
Secondo le 38 pagine dello studio «delle 15 zone visitate tra luglio e settembre 2015, 13 sono ancora visibilmente inquinate o contaminate, contrariamente a quanto la Shell e il governo nigeriano affermano».
Nello studio si documenta anche il fallimento del governo nigeriano di regolamentare l’industria petrolifera; il suo cane da guardia, la National Oil Spill Detection and Response Agency,(Nosdra) è carente di risorse per continuare a certificare le aree come pulite, aree che sono visibilmente inquinate dal greggio.
Il rapporto afferma anche che decenni di produzione di petrolio hanno arricchito i governi e hanno generato enormi profitti per le aziende come la Shell, ma hanno causato un esteso inquinamento tanto da vietare la pesca e l’agricoltura alla gente del posto.