NATO. Aumentare la difesa cyber è la priorità

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La Nato prevede di acquistare nuovi sistemi di difesa cibernetica per sostituire le vecchie piattaforme, con contratti del valore di decine di milioni di euro che saranno online prima della fine del 2021.

Questo programma, parte di una serie di sforzi di aggiornamento della tecnologia di cybersecurity gestiti dall’Agenzia di comunicazione e informazione della Nato (Ncia), inizierà nel 2022 e varrà circa 27 milioni di euro.

Ncia sta cercando di aggiornare i suoi firewall, strumenti di test di penetrazione e altre capacità di difesa informatica attraverso questo sforzo.

Il partner industriale ideale sarebbe un integratore con una significativa esperienza nella progettazione e nell’implementazione di più sistemi complessi di cybersecurity in più sedi. Per l’avviso di intenzione della Ncia di sollecitare per questo aggiornamento del sistema di sicurezza informatica, l’organizzazione emetterà una richiesta di preventivi Rfq entro il terzo trimestre del 2021. Si prevede un unico contratto a prezzo fisso.

Nel frattempo, Ncia ha recentemente completato una nuova strategia di sicurezza informatica che cerca di stabilire la fiducia nelle capacità di difesa informatica della Nato in tutta l’alleanza. La strategia, che deve ancora essere formalizzata, include direttive sulla gestione della forza lavoro e la pianificazione della gestione del rischio, oltre a fornire istruzioni per le operazioni di sicurezza e il lavoro di ingegneria.

La pandemia Covid-19 ha accelerato la trasformazione digitale interna della Nato. Nel 2020, le videoconferenze classificate sono aumentate in tutta l’alleanza di sei volte, mentre le videoconferenze riservate e non classificate sono aumentate di 20 volte, rispetto al 2019, secondo i dati Ncia.

Nel frattempo, le esercitazioni militari sono state condotte virtualmente, e i membri della Nato hanno dovuto imparare rapidamente come continuare a operare in un ambiente in gran parte virtuale, ora sempre più ibrido. La pandemia ha costretto l’Alleanza a ripensare la natura stessa degli impegni diplomatici.

Tommaso Dal Passo