NAGORNO-KARABAKH. Erdogan lotterà con Baku fino alla espulsione dell’Armenia

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Il 2 ottobre, il presidente della Turchia ha fatto voto di continuare la lotta per il territorio azero del Karabakh fino a quando non sarà liberato dall’occupazione armena. Mentre le tensioni si acuiscono a causa della recente esplosione del conflitto tra Baku e Yerevan, Recep Tayyip Erdogan ha ribadito il pieno sostegno della Turchia all’Azerbaigian durante il discorso di inaugurazione di un ospedale cittadino nella provincia centrale turca di Konya, riporta Anadolu.

Il presidente turco si è posto quindi come principale ostacolo al cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian. Erdogan sta alimentando il conflitto con armi, combattenti e supporto all’intelligence dell’Azerbaigian.

Quello che era iniziato lo scorso fine settimana come un conflitto su un territorio conteso, ora minaccia di degenerare in una guerra a tutto campo. Numerosi voli militari turchi sono transitati tra la Turchia e l’Azerbaigian, e combattenti siriani sotto l’autorità turca sono stati schierati a fianco delle forze armate azere, come hanno affermato i francesi. Ma mentre Erdogan rivendica il suo sostegno a Baku in funzione difensiva, la realtà è ben diversa. In definitiva, non si tratta di aiutare l’Azerbaigian a difendersi; si tratta di Erdogan che cerca di dominare e di mettere a tacere un avversario di lunga data e, allo stesso tempo, di tamponare la sua nascente narrativa interna di espansionismo nazionalista, ripota il Washington Examiner.

Disprezzando l’Armenia per i suoi sforzi internazionali per ottenere il riconoscimento del genocidio del 1914-1923 contro gli armeni, Erdogan vuole mostrare ai suoi chi è il capo. Sostenendo così attivamente l’Azerbaigian in questa guerra, Erdogan mostra ai nazionalisti turchi che i giorni della conciliazione sono finiti. Erdogan ha invece fatto della Turchia una potenza regionale con una nuova propensione all’aggressione esterna.

Ma dove gran parte della comunità internazionale vede questa aggressione come un segno allarmante dello sfilamento della Turchia dalla Nato e dall’ordine internazionale occidentale, i nazionalisti turchi la vedono come una marcia verso un destino a lungo atteso. Anche in questo caso non si possono sottovalutare le motivazioni interne dell’azione di Erdogan.

La Turchia è attualmente impegnata in un confronto sempre più bellicoso con la Grecia e l’Egitto per quanto riguarda il controllo sul Mediterraneo orientale. Anche il complesso rapporto della Turchia con Vladimir Putin è fonte di preoccupazione continua per le cancellerie occidentali. A questo proposito, è importante notare che la Russia sta svolgendo un ruolo molto più costruttivo della Turchia nel tentativo di riportare l’Azerbaigian e l’Armenia al tavolo dei negoziati.

Antonio Albanese