MYANMAR. “Non tornate più in Myanmar” urlano ai Rohingya

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Gli attacchi brutali contro Rohingya nel nord dello Stato di Rakhine sono stati ben organizzati, coordinati e sistematici, con l’intento non solo di allontanare la popolazione dal Myanmar, ma anche di impedirle di tornare alle loro case. Questo è il cardine del nuovo rapporto Onu basato su interviste condotte in Bangladesh.

Il rapporto dell’Unohchr, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, sugli arrivi dei Rohingya a Cox’s Bazar, dal 14 al 24 settembre 2017, afferma che le violazioni dei diritti umani commesse contro la popolazione rohingya sono state commesse dalle forze di sicurezza del Myanmar spesso di concerto con gruppi armati buddisti. Unohchr ha evidenziato anche una strategia per «infondere nella popolazione rohingya una profonda e diffusa paura e traumi fisici, emotivi e psicologici».

Più di 500 mila Rohingya sono fuggiti in Bangladesh da quando le forze di sicurezza del Myanmar hanno lanciato un’operazione in risposta a presunti attacchi da parte di militanti il 25 agosto contro 30 posti di polizia e una sede reggimentale. La relazione afferma che le “operazioni di liquidazione” sono iniziate prima del 25 agosto 2017, ma all’inizio di agosto, riprova un comunicato Onu. L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani è seriamente preoccupato per la sicurezza di centinaia di migliaia di rohingya che rimangono nello Stato di Rakhine settentrionale in mezzo a quanto riferito, la violenza è ancora in corso e invita le autorità a consentire immediatamente agli attori umanitari e dei diritti umani un accesso illimitato alle zone colpite.

La relazione cita testimonianze secondo cui le forze di sicurezza hanno bruciato le abitazioni e interi villaggi, fatto esecuzioni sommarie, stupri, torture e attacchi ai luoghi di culto, omicidi; in alcuni casi, prima e durante gli attentati, con dei megafoni veniva annunciato: «Non appartenete a questo posto; andate in Bangladesh. Se non ve ne andate, bruceremo le vostre case e vi uccideremo». Le forze di sicurezza del Myanmar avrebbero deliberatamente distrutto la proprietà dei rohingya, prendendo di mira le loro case, campi, scorte alimentari, colture, bestiame e persino gli alberi, per rendere quasi impossibile il loro ritorno.

Tommaso dal Passo