MYANMAR. Mother Suu stravince le elezioni

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Le elezioni dell’8 novembre in Myanmar hanno superato ogni aspettativa con un massiccio margine di vittoria per la Lega nazionale per la democrazia, Nld, oggi al potere e per la sua leader Aung San Suu Kyi. Anche se i risultati finali potrebbero non essere noti per diversi giorni, sono evidenti i chiari schemi di una grande vittoria dell’Nld, forse anche più grande della sorprendente vittoria del 2015.

Ci si aspettava che l’Nld vincesse, mano con simili margini: anche sotto le restrizioni del Covid-19 l’affluenza alle urne è stata dell’85%. La People’s Alliance for Credible Elections ha affermato che «nel complesso, il processo elettorale è stato pacifico e non sono stati registrati incidenti di rilievo», e che il numero di controversie sulle discrepanze è stato relativamente basso.

Suu Kyi sa benissimo che questa vittoria elettorale ha portato un vincitore e una serie di perdenti, visto il rischio pandemico. E la posizione strategica del paese non può che giovarne.

I casi di Covid-19 sono aumentati proprio mentre la campagna si stava preparando a settembre. Il giorno dopo le elezioni, il Myanmar aveva registrato 61975 casi totali con 1437 decessi, anche se la limitata capacità di test probabilmente oscura le cifre reali. Alle persone in quarantena non è stato permesso di votare. Il Partito della solidarietà e dello sviluppo dell’Unione, Usdp, legato all’esercito, ha subito un crollo quasi totale. Il presidente del partito, Than Htay, ha vinto per un pelo il suo seggio a Zeyathiri, nonostante la sua campagna palesemente razzista. Htay trascorrerà i prossimi cinque anni con molti meno colleghi parlamentari e quasi zero influenza per il suo partito.

Il People’s Pioneer Party, Ppp, guidato da Daw Thet Thet Khine, un’arci-nemico di Suu Kyi, ha subito una battuta di arresto. Neanche i partiti politici etnici se la sono cavata bene, con un crollo quasi totale dei guadagni negli Stati di Chin, Kayin e Kachin, e risultati modesti, ma ancora solidi, finora, negli Stati di Shan e Mon.

Negli ultimi due anni, alcuni esperti, leader di partiti politici e altri hanno sostenuto che i leader dei partiti etnici avrebbero ottenuto risultati così buoni che un Nld ridotto avrebbe dovuto formare un governo di coalizione, facendo dei partiti etnici i veri aghi della bilancia. Ma così non è stato.

Su circa quattro milioni o più di abitanti del Myanmar che vivono all’estero, la maggioranza lavoratori migranti in Thailandia, solo poco più di 100.000 sono stati i voti espressi in tutto il mondo, un leggero miglioramento rispetto al 2015, quando solo in 30.000 votarono.

Come dimostrano i risultati elettorali, il marchio “Mother Suu” ha un indiscusso predominio sul mercato del Myanmar.

Anna Lotti