La Cina sta facendo grandi pressioni sulle autorità birmane per far riprendere la costruzione della diga idroelettrica di Myitsone nell’estremo nord del Myanmar, tanto che, il presidente di fatto Aung San Suu Kyi ha detto che il pubblico dovrebbe pensare al progetto «da una prospettiva più ampia», riporta il sito The Irrawaddy.
Si tratta di una joint venture con interessi cinesi, ed è stata sospesa nel 2011 dall’allora presidente Thein Sein alla luce della crescente preoccupazione sociale per l’impatto sociale e ambientale della diga. In tempi recenti una serie di manifestazioni anticinesi si sono tenute in molte città del Myanmar.
Suu Kyi non ha mai sciolto la riserva sulla sorte del progetto e l’incertezza ha portato a nuove proteste. Il 15 marzo, The Frontier, altra pubblicazione del Myanmar, riportava che gruppi della società civile di tutto il paese si fossero riuniti a Mandalay per protestare contro lo sviluppo dell’energia idroelettrica sui fiumi del paese, che, secondo loro, avrebbe portato a conflitti etnici e minato gli sforzi per stabilire la pace nel paese.
Hanno anche sottolineato la necessità di unità di fronte alla crescente pressione della Cina e al sostegno del governo ai megaprogetti sostenuti da investitori internazionali.
Stando a quanto riporta The Irrawaddy, gli esperti ritengono che il governo del Myanmar debba prendere una decisione sul Myitsone prima che Suu Kyi visiti Pechino per partecipare ad aprile ad un forum sulla Belt and Road Initiative. Secondo Asia Times poi, che cita fonti governative non identificate di Naypyitaw, qualsiasi politico che avesse accettato di riprendere questo progetto molto impopolare «si sarebbe suicidato politicamente».
Oltre alle reazioni birmane, c’è stato anche una grande sorpresa per i tentativi della Cina di riprendere il progetto, fatto che quasi certamente avrebbe causato una serie di contraccolpi verso gli interessi cinesi nel paese in un momento in cui le relazioni tra i due stati sono notevolmente migliorate.
Luigi Medici