Myanmar: democrazia troppo giovane per cambiare

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MYANMAR – Yangon 20/01/2015. Il leader militare del Myanmar afferma che il suo paese non è pronto a ridurre il ruolo dei militari in parlamento.

In un’intervista rilasciata a Channel NewsAsia, Min Aung Hlaing (nella foto) ha detto che l’esercito deve restare nel Parlamento, perché il paese è ancora una giovane democrazia. L’attuale Costituzione impone una rappresentanza militare all’interno del parlamento, il 25 per cento dei seggi, cioè un quarto dei seggi. Sempre in base alla Costituzione sono parlamentari nominati e non eletti dal popolo. I cittadini chiedono che la clausola, nota come sezione 436, venga modificata. Il generale Min Aung Hlaing però è riluttante a farlo in questa fase politica di transizione del Myanmar: «La nostra democrazia è giovane: ha solo 4 anni. Ci stiamo muovendo verso un sistema democratico multipartitico che deve essere un sistema forte, in cui i rappresentanti militari in Parlamento diano solo consigli per il processo legislativo. Non potranno mai prendere decisioni». Riferendosi alla modifica della sezione 436, ha poi detto: «Dipenderà molto dall’unità del paese, dalla sua pace e stabilità. Dare un tempo esatto è difficile» ha detto. Una simile incertezza, in un momento in cui gli scarti tra musulmani e indù sui sta facendo violento, ha creato disagio politico. Alcuni politici ritengono che la rappresentanza militare del 25 per cento ostacolerà il processo di democratizzazione del Myanmar. Il cinquantanovenne leader militare è ritenuto un potenziale candidato alla presidenza, visto che si avvicina l’età del suo pensionamento: 60 anni: «A proposito di diventare Presidente, deciderò, a seconda della situazione. Se rivolgessi la mia attenzione alla politica, rischierei di rallentare il lavoro che sto facendo in questo momento. È troppo presto per prendere una decisione e parlarne». Min Aung Hlaing recentemente ha iniziato a sollevare il velo di segretezza spesso associato con i militari nel paese, comunicando con i media e riconoscendo la necessità di essere più in contatto con le persone, segni che farebbero pensare appunto ad un suo ingresso in politica coincidente con il pensionamento.