Si è aperta a Naypyidaw la terza conferenza di pace tra i gruppi ribelli delle minoranze etniche del Myanmar e il governo l’11 luglio, con la partecipazione di 17 dei 21 gruppi ribelli attivi nel paese.
La maggior parte delle minoranze etniche del Myanmar, tra cui Chin, Kachin, Karen, Kokang, Kayah, Mon, Rakhine e Shan, che insieme rappresentano oltre il 30 per cento dei 53 milioni di abitanti del Myanmar, chiedono una maggiore autonomia dal governo centrale del paese. Guan Maw, il vice comandante in capo del Kachin Independence Army, ha detto ai media locali che era venuto alla conferenza con la speranza di aprire canali di dialogo e fermare l’offensiva militare nel nord dello stato di Kachin, riporta Efe.
La Kia è una delle sette organizzazioni di guerriglieri che non hanno firmato l’accordo nazionale di cessate il fuoco e partecipano alla conferenza di pace in qualità di osservatore. Gli altri sei gruppi non firmatari che hanno partecipato alla conferenza sono l’esercito dello Stato di Wa, il partito progressista dello Stato Shan, l’esercito dell’Alleanza democratica nazionale di Mongla, l’esercito dell’Alleanza democratica nazionale di Myanmar, l’esercito di liberazione nazionale di Ta’ang e l’esercito Arakan.
Le forze armate del Myanmar, che controllano i ministeri della Difesa, dell’Interno e delle Frontiere, si sono opposte alla presenza di gruppi armati che non avessero firmato il cessate il fuoco alla conferenza. I gruppi delle minoranze etniche hanno sostenuto che una vera pace e riconciliazione sono impossibili senza la partecipazione di tutte le parti e hanno esortato il governo a modificare il quadro del dialogo di pace.
Il leader del Myanmar, Aung San Suu Kyi, ha partecipato alla cerimonia di apertura della conferenza. Dopo essere stata governata da regimi militari succedutisi dal 1962 al 2011, la Birmania ha vissuto una fase di transizione e nel 2016 è salito al potere un governo eletto guidato da Suu Kyi. Il nuovo governo aveva avviato sforzi di pace e riconciliazione dopo l’ascesa al potere, ma gli scontri con i gruppi ribelli e la crisi dei rohingya, minoranza musulmana assente alla conferenza, hanno sollevato interrogativi sul processo. Circa 700.000 rohingya sono fuggiti nel vicino Bangladesh dall’agosto 2017 dopo un’offensiva militare contro di loro nello stato di Rakhine.
Maddalena Ingroia