MYANMAR. Amnesty International sconfessa Aung San Suu Kyi

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Aung San Suu Kyi, leader di fatto del Myanmar, è stata per anni un’icona dei diritti e della democrazia; la sua immagine è crollata però molto rapidamente di fronte al dramma irrisolto dei Rohingya.

Da due anni a questa parte, è aumentato lo sdegno occidentale per il suo disprezzo e le sue smentite per le violenze sui musulmani rohingya, e per il silenzio sugli abusi militari in Myanmar contro le minoranze etniche in molte altre parti del paese. Amnesty International le ha ritirato, il 13 novembre, il titolo di “Ambasciatore delle coscienze” che le hanno conferito nel 2009 mentre era agli arresti domiciliari sotto il dominio militare repressivo per le questioni del rispetto dei diritti umani. Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International, ha inviato a Suu Kyi una lettera per avvertirla che il titolo le sarebbe stato ritirato, dicendo di essere «profondamente costernato per il fatto che non rappresenti più un simbolo di speranza, coraggio e difesa imperitura dei diritti umani», riporta Asia Times.

Amnesty ha anche modificato la vulgata su Suu Kyi, ricordando al mondo che quando ha accettato il premio nel 2012 aveva esortato l’organizzazione a «non toglierci gli occhi di dosso e ad aiutarci ad essere il paese dove speranza e storia si fondono». Il ritiro dell’onorificenza di Amnesty è stato molto diverso dalla sua concessione allorquando Suu Kyi divenne il più famoso “prigioniero di coscienza” del mondo. Alla sua liberazione alla fine del 2010, Suu Kyi ha mantenuto la facciata della campionessa dei diritti umani, ma in vista delle elezioni del 2015, la pazienza di Suu Kyi con il Myanmar e i gruppi internazionali per i diritti umani si stava già esaurendo. Una volta in carica, non è riuscita a promuovere i diritti o a parlare a nome dei prigionieri politici. Amnesty, viste le sue lunghe campagne per i prigionieri di coscienza in Myanmar, 115 dei quali sono attualmente membri del parlamento, ha avuto un accesso migliore alla cerchia ristretta della Lega Nazionale per la Democrazia rispetto alla maggior parte delle altre organizzazioni per i diritti umani. Il lavoro fatto da Amnesty International sulla vicenda dei Rohingya ha messo a dura prova la relazione con il partito di governo che ha manifestato il suo rifiuto quasi totale dei diritti umani.

Varie organizzazioni hanno privato Suu Kyi di precedenti premi e riconoscimenti, tuttavia, il ritiro di Amnesty è il più grande colpo alla sua immagine.

Graziella Giangiulio