ISIS nemico n° 1 dell’Islam

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ARABIA SAUDITA – Riad 19/08/2014. Il Gran Mufti dell’Arabia Saudita, lo sceicco Abdul Aziz Al-Sheikh, ha condannato formalmente lo Stato Islamico definendolo «nemico numero 1 dell’Islam», aggiungendo che questi gruppi estremisti «non fanno parte dell’Islam».

Il Mufti ha detto che nella sua condanna che «le idee estremiste, la militanza e il terrorismo, che rovinano la terra e distruggono tutto non sono l’Islam, ma sono il nemico dell’Islam; i musulmani sono le prime vittime, come si è visto nelle azioni di Daash e dei gruppi vicini ad al-Qaeda». Abdul Aziz al-Sheikh, che dirige il Consiglio degli studiosi, massimo organo religioso del regno, ha detto che è corretto combattere al Qaeda e lo Stato islamico che chiamano i fedeli musulmani a uccidere. Nella sua condanna, il Mufti ha definito i gruppi estremisti, che controllano ampie zone di Iraq e Siria, una derivazione dei Kharigiti: «Questi gruppi non fanno parte dell’Islam né della Umma, ma sono una derivazione dei Kharigiti» che furono la prima banda ribelle religiosa che toglieva ai «fratelli musulmani la vita e la proprietà». Il Mufti ha poi chiesto di «unificare gli sforzi e coordinare la difesa e lo sviluppo educativo teso a promuovere la moderazione». Un interessante commento alla condanna del Muftì, arriva da Middle East on line: «Nel momento in cui l’Arabia Saudita viene fortemente criticata dai suoi avversari nella regione per il suo presunto ruolo nella diffusione del terrorismo nell’area e nel mondo, Riad cerca religiosi sauditi capaci di assolvere sia il paese che i suoi governanti da qualsiasi ruolo svolto nel sostenere il terrorismo, attraverso una serie di dichiarazioni che di volta in volta esprimono la loro condanna del fenomeno terroristico, indipendentemente dalla loro origine». L’Arabia Saudita teme, infatti, l’allargarsi della zona d’influenza del Califato Islamico nell’area mediorientale e una conseguente recrudescenza della violenza e del terrorismo; il governo di Riad in quest’ottica, ha denunciato l’imam della Grande Moschea della Mecca, lo sceicco Abdul Rahman Al-Sudais che nel suo sermone del Venerdì ha chiesto di «sviluppare un codice globale d’onore che regoli la condotta dei leader politici e degli studiosi oltre che i pensieri dei giovani e i nuovi media». Il governo non ha chiarito che tipo di accusa penda sulla testa dell’imam Sudais.