Nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente televisiva kosovara Klan Kosova, il nuovo primo Ministro del Montenegro Dritan Abazović ha dichiarato che il governo di Podgorica intende procedere verso l’adesione del paese al progetto Open Balkan.
L’iniziativa di integrazione regionale, da molti soprannominata “Mini-Schengen”, nasce da un summit del 2019 tra i rappresentanti dei governi di Serbia, Albania e Macedonia del Nord. Nell’idea originaria Open Balkan sarebbe rivolta a tutti i paesi extra-Ue dell’area balcanica, ma finora le discussioni in merito hanno coinvolto solo i tre propositori: il premier kosovaro Albin Kurti ha fin da subito negato qualsiasi intenzione di Pristina di aderire al progetto, mentre i rappresentanti di Bosnia Erzegovina e Montenegro non si sono mostrati interessati, visto anche che un programma di integrazione tra i paesi dell’area sarebbe già previsto dall’Accordo centro-europeo di libero scambio (Central European Free Trade Agreement, CEFTA).
Il cambio di linea del Montenegro in merito a Open Balkan è una conseguenza del cambio di governo a Podgorica, dove la questione ha sempre diviso i partiti di maggioranza: se prima l’ex premier Zdravko Krivokapić si diceva non intenzionato ad aderire al progetto sostenendo che l’unico obiettivo del paese fosse l’integrazione solo dopo aver raggiunto l’Unione europea, ora il nuovo Capo di governo e leader del partito di ispirazione atlantista e liberale Azione riformista unita (Ura) ha deciso di puntare sul progetto regionale.
La decisione di Abazović di procedere con Open Balkan risponde quindi anche alla sua linea europeista e filo-atlantista: secondo il funzionario con delega ai Balcani occidentali del Dipartimento di Stato di Washington Gabriel Escobar il progetto non potrebbe mai funzionare se non riguardasse tutti e sei i paesi balcanici che non fanno parte dell’Unione europea.
Si tratta del primo importante cambio di linea politica dall’insediamento del nuovo governo lo scorso 28 aprile: Abazović intende anche procedere con l’organizzazione di un censimento della popolazione del paese (anche questo importante per il dialogo con Bruxelles) e con un accordo con la Chiesa ortodossa serba, argomento estremamente divisivo e per il quale il nuovo premier troverà diversi ostacoli nel tentativo di tenere insieme la maggioranza di governo e nel frattempo tenere aperto un dialogo con il Presidente della repubblica Milo Djukanović.
Carlo Comensoli