MONGOLIA. Sfiduciato il Premier anticorruzione. Economia e politica nell’incertezza 

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Il Primo Ministro mongolo Luvsannamsrai Oyun-Erdene, si è dimesso dopo non essere riuscito a ottenere la fiducia parlamentare. Mentre alcuni considerano l’esito un colpo destabilizzante che potrebbe danneggiare l’economia, altri lo vedono come una resa dei conti necessaria, un passo fondamentale per ripristinare la responsabilità e rinvigorire la democrazia mongola.

Ulaanbaatar combatte da decenni contro una corruzione radicata, con molti che sostengono che le élite benestanti stiano accumulando i profitti di un boom minerario del carbone durato anni a spese della popolazione, riportano Nikkei e The Independent.

Dal mese scorso, la frustrazione è divampata, poiché i sospetti dell’opinione pubblica sullo stile di vita apparentemente lussuoso della famiglia del primo Ministro hanno alimentato continue manifestazioni a Ulaanbaatar.

“È stato un onore servire il mio Paese e il mio popolo in tempi difficili, tra cui pandemie, guerre e dazi doganali”, ha dichiarato Oyun-Erdene dopo l’annuncio del risultato del voto segreto al Parlamento. Resterà Primo Ministro ad interim fino alla nomina del suo successore, prevista entro 30 giorni.

Decine di giovani si sono radunati martedì nella piazza antistante il palazzo del Parlamento, con cartelli bianchi che recitavano “Dimissioni facili”, uno slogan popolare durante le recenti proteste. Molti si sono detti orgogliosi di aver preso posizione contro quella che hanno descritto come corruzione e ingiustizia sociale profondamente radicate, riporta AFP.

Oyun-Erdene ha negato le accuse di corruzione e, in un discorso al parlamento prima del voto, aveva accusato “importanti interessi, visibili e nascosti” di aver condotto una “campagna organizzata” per far cadere il governo. Aveva anche messo in guardia contro l’instabilità politica e il caos economico se fosse stato costretto a lasciare il potere.

Ma non è stato sufficiente, poiché solo 44 legislatori hanno votato per lui, con 38 contrari. Questo risultato non ha raggiunto la soglia di 64 voti richiesta dai 126 seggi del parlamento, spingendo Oyun-Erdene a dimettersi.

La mossa ha gettato ulteriormente in incertezza la frastagliata scena politica del Paese. La Mongolia era governata da un governo di coalizione a tre da quando le elezioni dello scorso anno avevano portato a una maggioranza significativamente ridotta per il Partito Popolare Mongolo (MPP) di Oyun-Erdene.

Ma il mese scorso l’MPP ha estromesso dalla coalizione il secondo membro più numeroso, il Partito Democratico (DP), dopo che alcuni giovani deputati del DP avevano appoggiato le richieste di dimissioni di Oyun-Erdene.

I deputati del DP hanno abbandonato l’aula parlamentare durante il ballottaggio.

Da quando Oyun-Erdene ha preso il potere nel 2021, la posizione della Mongolia nell’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International è calata. Anche le preoccupazioni per l’economia e l’aumento del costo della vita hanno alimentato i disordini.

Le proteste contro Oyun-Erdene sono iniziate a maggio in seguito alle accuse di spese eccessive da parte del figlio, la cui fidanzata sarebbe stata vista con regali costosi sui social media.

Anna Lotti 

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