Con i combattimenti che continuano senza sosta a Gaza e al confine israelo-libanese con le prospettive di uno scontro diretto tra Iran e Israele, la regione è ora in un nuovo periodo di sfollamento interno e transfrontaliero che ha già sradicato milioni di persone. I risultati di questo fenomeno influenzeranno la regione per gli anni a venire e probabilmente ostacoleranno ulteriormente la possibilità di vivere in sicurezza.
I continui attacchi di Israele hanno costretto quasi 2 milioni di palestinesi a fuggire dalle loro case a Gaza nell’ultimo anno: 9 abitanti su 10, riporta The Conversation. A Gaza, quasi tutti gli sfollati interni rimangono intrappolati, incapaci di lasciare il territorio a causa della continua chiusura delle frontiere e dei bombardamenti israeliani che hanno finito col ridurre gli spazi umanitari.
A peggiorare le cose a Gaza, sta l’esperienza dell’anno scorso: i campi profughi, i condomini civili, le scuole delle Nazioni Unite e gli ospedali che servono civili e rifugiati non sono luoghi sicuri per la presenza eventuale di Hamas, o Hezbollah, e per i conseguenti attacchi di Israele.
Anche in Libano, la guerra in corso tra Israele e Hezbollah ha causato massicci spostamenti.
Villaggi e kibbutz ai due lati del confine sono stati evacuati anche prima dell’escalation del conflitto di settembre, a causa delle azioni di Hezbollah e delle conseguenti reazioni di Israele.
Ma a partire dalla fine di settembre 2024, gli attacchi israeliani contro obiettivi di Hezbollah e palestinesi a Beirut e in tutto il Libano hanno ucciso centinaia di civili e aumentato esponenzialmente gli spostamenti interni e transfrontalieri.
Inoltre, anche i rifugiati siriani e la grande popolazione di lavoratori migranti in Libano sono stati sfollati, molti dei quali dormivano per strada o in tende di fortuna, impossibilitati ad accedere agli edifici che erano stati trasformati in rifugi per i libanesi. In un altro esempio lampante di migrazione inversa, circa 230.000 persone, sia libanesi che siriani, sono fuggite oltre confine in Siria.
Nel corso di diversi decenni, il Medio Oriente ha sperimentato molti sfollamenti transfrontalieri su larga scala per innumerevoli ragioni. L’originale sfollamento forzato dei palestinesi attorno alla creazione di Israele nel 1948 e i successivi conflitti hanno creato la situazione di rifugiati più duratura al mondo, con circa 6 milioni di palestinesi che vivono nel Levante. La prima guerra del Golfo, le sanzioni contro l’Iraq negli anni ’90 e l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 hanno prodotto milioni di rifugiati, con ripercussioni politiche per la regione.
Più di recente, le rivolte arabe del 2011 e le guerre che ne sono seguite in Siria, Yemen e Libia hanno creato milioni di rifugiati, così come sfollati interni, con quasi 6 milioni di siriani che vivono ancora in Turchia, Libano e Giordania e altri 6 milioni sfollati all’interno della Siria. Poiché i siriani non sono in gran parte tornati a casa, le organizzazioni internazionali sono diventate una rete di sicurezza semipermanente per fornire servizi di base ai rifugiati e alle comunità ospitanti.
Nuovi livelli di sfollamento in Libano così come gli spostamenti transfrontalieri in Siria metteranno ulteriormente a dura prova il sistema di assistenza umanitaria che è e resta sottofinanziato.
Lucia Giannini
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