L’emergenza rifugiati è destinata ad acuirsi nelle regioni a sud est dell’Europa. Dozzine di rifugiati siriani continuano ad arrivare al confine turco greco dopo che la Turchia ha annunciato ufficialmente l’apertura dei confini verso l’Europa. A partire dal 27 febbraio, on line si vedevano centinaia di persone che lasciavano i confini turchi alla volta della Grecia e della Bulgaria mentre altre persone dalla Siria cerano di arrivare in Turchia. Se non si arriverà a una de-escalation tra Siria e Turchia su Idlib, il rischio è quello di contare gli stessi numeri del settembre 2015 – gennaio 2016, quando i siriani morivano sulle coste greche e arrivavano a migliaia in Europa.
Va tenuto bene a mente che molte famiglie sono in partenza, oltre che per le bombe, anche per evitare la coscrizione obbligatoria dei loro figli minori sia da parte di Assad che dalle forze curde. A differenza del 2015, quando i flussi migratori erano all’inizio, però ora la Grecia rischia di implodere.
Già nel dicembre 2018, l’Isola greca di Lesbo era al collasso, perché nei mesi invernali la popolazione locale e il numero di migranti erano, in percentuale, 50% e 50% una cifra insostenibile economicamente e socialmente. La stessa Unhcr si era detta favorevole ai rimpatri nelle zone pacificate, perché la Grecia è con i migranti e la sua pregressa situazione economica a rischio default. Il governo Tsipras all’epoca si era detto possibilista. Il nuovo esecutivo decisamente no. Si ricorda che la settimana scorsa, è già avvenuto uno scontro tra cittadini di Lesbo e polizia in cui sono rimasti feriti 12 poliziotti.
Se il traffico di esseri umani attraverso i Balcani e la Bulgaria dovesse fallire, si ricorda che in passato i profughi hanno preso la via del mare verso la Calabria e la Puglia. L’Italia oggi si trova in emergenza sanitaria per via del Covid19; se i rifugiati in cerca di un futuro migliore si ammalassero, ma continuassero il loro viaggio, la situazione potrebbe precipitare.
Una de-escalaton dunque si rende necessaria anche per fermare il ricatto di Erdogan nei confronti dell’Europa: lasciare liberi i profughi. Nei piani di Erdogan spiegati alla stampa nei giorni scorsi oltre alla conquista di parte della Siria ci sarebbe anche la Crimea e questo non rende Erdogan particolarmente simpatico ai russi.
L’esercito turco ha chiesto di completare la preparazione operativa sui fronti delle operazioni “Ramoscello d’ulivo” e “Euphrates Shield” a nord di Aleppo. Le forze armate turche, fino al 13 marzo, hanno dichiarato le aree del paese direttamente adiacenti alla zona di conflitto nel nord-nord della Siria come zone di pattugliamento attivo dei loro aerei da combattimento. Nel frattempo, i profughi continuano ad ammassarsi al confine tra Grecia e Turchia.
Anna Lotti