MIGRANTI. La pagella USA bacchetta Ankara… ma non troppo

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Secondo un rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano, il governo turco non ha rispettato pienamente gli standard minimi di prevenzione della tratta dei migranti, ma ha compiuto sforzi significativi per conformarsi a tali standard.

Ankara rimane al secondo livello di conformità con il Trafficking Victims Protection Reauthorization Act, Tvpra, e ha «dimostrato sforzi complessivamente crescenti» rispetto ai rapporti precedenti, secondo il rapporto Trafficking In Persons 2020.

Il rapporto del governo degli Stati Uniti indica gli standard minimi per l’eliminazione della tratta, che includono la prescrizione di pene commisurate a quelle previste per i crimini gravi e di pene che dissuadano e riflettano adeguatamente la natura della tratta di esseri umani.

Ankara sta «identificando un numero maggiore di vittime e intervistando un numero maggiore di potenziali vittime» e ha «condotto indagini e consultazioni per redigere un nuovo piano d’azione nazionale e organizzato una solida formazione su vari temi anti-tratta», si legge nel rapporto, ripreso da Ahval.

Inoltre, ha rilevato che il governo turco «ha stanziato fondi per l’assistenza finanziaria alle vittime, e la commissione nazionale e sei commissioni provinciali hanno attuato sforzi contro la tratta». Negli ultimi anni, la Turchia è diventata sempre più un paese di transito verso l’Unione Europea per coloro che fuggono dai paesi asiatici a causa di conflitti, povertà e disastri naturali.

Il paese ospita grandi comunità di cittadini afghani, pakistani e iracheni, e anche altre di nazioni africane che sono finite nel Paese con la speranza di raggiungere l’Europa. Circa 270.000 migranti irregolari, senza un’adeguata documentazione, sono stati trattenuti in Turchia tra il 1° gennaio e il 17 settembre 2019, secondo la Direzione per la gestione delle migrazioni del Paese.

Mentre la direzione della migrazione ha migliorato la sua capacità di identificare accuratamente le vittime e di indirizzarle verso l’assistenza, il rapporto dice che la magistratura turca non ha avuto l’esperienza e le risorse per perseguire casi complessi, con casi che spesso sono stati abbandonati, assolti o riclassificati a reati minori a causa della mancanza di prove.

Inoltre, Ankara ha fornito «un’assistenza specializzata limitata, compresi i programmi di assistenza alle vittime e le opportunità di incoraggiare le vittime a cooperare nelle indagini».

Il rapporto ha anche sottolineato che il governo turco, in alcuni casi, ha penalizzato le vittime per atti illeciti che sono state costrette a commettere dai trafficanti. Secondo il rapporto, le vittime della tratta in Turchia provengono principalmente dall’Asia centrale e meridionale, dall’Europa orientale, dall’Azerbaigian, dall’Indonesia, dal Marocco e dalla Siria.

Graziella Giangiulio