I migranti centroamericani al confine settentrionale del Messico stanno subendo pressioni sia da parte Usa che da quella messicana: se l’amministrazione Trump blocca l’asilo a chiunque entri illegalmente negli Stati Uniti, i politici messicani si chiedono se i migranti debbano stare in Messico. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inviato quasi 6.000 uomini per fortificare il confine Usa-Messico, e ha minacciato di chiudere completamente la frontiera per tenere fuori i migranti.
Inoltre, riporta Reutets, un’ordinanza emessa da Trump prevede che i migranti devono presentarsi nei varchi d’ingresso degli Stati Uniti, come la città di confine messicana di Tijuana, per avere qualsiasi possibilità di qualificarsi per lo status di rifugiato. L’ordine è entrato in vigore il 17 novembre. Le autorità cittadine dicono che circa 2.000 migranti si trovano ora a Tijuana, dove una parte dei residenti non li accolti con favore e si prevede che altri arriveranno durante il fine settimana.
Il sindaco di Tijuana Juan Manuel Gastelum ha criticato i recenti arrivi, descrivendoli come “barboni”. Ha detto che si terrà una consultazione sull’eventualità che la città, che si trova a circa 27 km oltre il confine con San Diego, California, Usa, debba continuare a ricevere i migranti. In un’intervista con la televisione Milenio, Gastelum ha lamentato che i migranti sono stati ostili con le autorità locali e che il governo federale non è riuscito a controllare il confine meridionale quando la carovana di persone ha iniziato ad entrare in Messico il 19 ottobre. «Tijuana si trova ora in una grave situazione», ha detto, osservando che potrebbero essere creati dei blocchi stradali per impedire ad altri migranti di entrare in città.
Con molti parenti che vivono negli Stati Uniti, i messicani hanno tradizionalmente dimostrato il loro sostegno ai migranti. Tuttavia, un recente sondaggio della Consulta Mitofsky ha mostrato che poco più di un terzo dei messicani voleva che i migranti fossero rispediti a casa.
Maddalena Ingrao