Il Metaverso e i possibili futuri investimenti di Meta (società madre di Facebook, Whatsapp e Instagram) in Italia sono stati al centro del colloquio tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, durante l’incontro tenutosi a Palazzo Chigi il 5 maggio scorso.
Quello di Roma, però, non è stato l’unico appuntamento nel calendario del giovane imprenditore, che nel corso del suo tour italiano ha incontrato a Milano alcuni dei più grandi nomi della moda italiana nonché il presidente di EssilorLuxottica, Leonardo del Vecchio.
Da quando Zuckerberg ha mutato la denominazione della propria società in “Meta”, annunciando ad ottobre del 2021 il progetto “Horizon Worlds” e con esso una nuova e personale visione di Metaverso, dove realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) sono integrate in un’unica piattaforma digitale, il concetto coniato per la prima volta da Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash (1992) è divenuto in pochissimo tempo parte del mainstream.
Sebbene già da qualche anno milioni di persone condividano il proprio tempo su spazi sociali virtuali come Fortnite e Roblox, l’esperienza pandemica pare aver accelerato il processo di evoluzione digitale, rendendo imminente la transizione al Metaverso del Web3.0.
Quest’ultimo stadio del Web nasce dall’esigenza di contrastare la tendenza monopolista dei GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) in favore di un Internet più aperto e democratico, decentralizzato attraverso la tecnologia blockchain, stesso sistema utilizzato dalle criptovalute e dai token non fungibili (NFTs). Si tratta di una tecnologia che sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica. Come spiegato a CNBC da Gavin Wood, inventore del termine Web3.0 nel 2014, «l’idea è che tutti i partecipanti contribuiscono con una piccola fetta del servizio finale».
In questi nuovi mondi virtuali basati su blockchain le persone, tramite propri avatar, possono ritrovarsi per parlare, lavorare, assistere ad uno spettacolo, frequentare lezioni, partecipare ad un evento, visitare un museo, proprio come farebbero nel mondo fisico, il tutto declinato in versione 3D.
Tra le più note piattaforme di realtà virtuale troviamo Cryptovoxels, Somnium Space, The Sandbox e Dentraland, che tra il 24 e il 27 marzo di quest’anno ha ospitato la prima Metaverse Fashion Week della storia, in cui stilisti del calibro di Etro, Tommy Hilfigher, Dolce e Gabbana, Estée Lauder, Hugo Boss hanno presentato le proprie collezioni Autunno/Inverno 2022-2023 in sfilate le cui porte sono state digitalmente aperte a tutti.
Con il Metaverso, dunque, il cyberspazio si trasforma per offrire agli utenti un’esperienza immersiva in un ambiente multidimensionale, cui è possibile accedere attraverso smart glasses o altri sistemi di realtà aumentata.
E come spesso accade, la scoperta di un nuovo mondo ha aperto le porte ad una nuova economia, che secondo i più scettici, tuttavia, non riuscirà a sottrarsi ai giochi di potere e dominio che il Web3.0 tanto si promette di superare, finendo per avvantaggiare ancora una volta le grandi aziende.
Nel Metaverso è possibile comprare e vendere come NTFs (copie uniche) terre, palazzi, avatar e accessori. Come riportato da ANSA, stando a Metrimec Solutions, agenzia di analisi specializzata, quest’anno la vendita di immobili sul digitale, che nel 2021 ha toccato i 500 milioni di dollari, ha superato gli 85 milioni di dollari solo nel mese di gennaio.
Più in generale, quello del Metaverso è un mercato che, secondo alcune ricerche, come quella condotta da ReportLinker, è destinato a raggiungere un valore di 758,6 miliardi di dollari entro il 2026.
Ludovica Pelachini