MESSICO – Città del Messico 19/03/2016. Gli attacchi alla stampa sono aumentati del 21,8 per cento in Messico nel 2015, rispetto al 2014, con sette operatori dei media uccisi e 397 casi registrati di violenze, uno ogni 22 ore.
I dati sono stati forniti dall’organizzazione Articulo 19 nel suo studio chiamato: M.I.E.D.O. (Media, Impunity, State, Democracy, Opacity, il termine siedo poi in spagnolo significa paura, appunto)
Funzionari pubblici sono stati coinvolti nel 41,5 per cento dei casi, secondo la ricerca: «Le cifre mostrano la gravità della situazione: violazioni del diritto alla libertà di espressione e di informazione, nonché attacchi contro i giornalisti, vanno di pari passo con l’assenza di una volontà da parte dello Stato (ad agire) e con la conseguente impunità», si legge.
«Oggi la paura abita, in una certa misura, in tutte le redazioni del Messico. In queste condizioni è quasi impossibile fare giornalismo responsabile, diligente, e di pubblico interesse. L’impunità pubblico per coloro che attaccano i giornalisti continuamente ci ricorda che in Messico, la paura è una realtà quotidiana per la stampa, ed è sempre presente la minaccia alla libertà di espressione», afferma Darío Ramírez, direttore di Articulo 19 per Messico e America centrale.
Dei 397 casi registrati, i funzionari sono stati coinvolti in 165, mentre 78 le agenzie non governative; 35 erano opera di gruppi di criminalità organizzata; 34 hanno visto coinvolti partiti politici; e 85 sono stati incidenti in cui non è stato identificato l’aggressore.
Anche se la maggior parte degli attacchi contro le persone erano contro gli uomini (244 attacchi contro giornalisti di sesso maschile), ci sono stati 84 attacchi contro i giornalisti di sesso femminile, rendendo il 2015 il periodo più violento per le donne nella stampa, negli ultimi sette anni. I particolari attacchi che prendono di mira le giornaliste provocano danni distinti per il loro benessere psicosociale, e la loro vita personale e professionale. Le donne hanno maggiori probabilità di ricevere minacce di violenza sessuale o minacce dirette verso la loro famiglia o gli affetti. Queste molestie si basano su tensioni di genere preesistenti, con l’obiettivo di stigmatizzare, mettere in ridicolo, e screditare il lavoro e la vita delle donne giornaliste
Sette i giornalisti uccisi in Messico lo scorso anno, un dato in crescita rispetto ai sei uccisi nel 2014 e ai quattro uccisi nel 2013; il 2015 si caratterizza come l’anno peggiore per la stampa da quando il presidente Enrique Peña Nieto si è insediato alla fine del 2012, afferma Articulo 19. Sono 55 gli operatori dei media assassinati in Messico tra il 2009 e il 2015, rendendo il paese uno dei luoghi più pericolosi al mondo per i giornalisti.