Facendo perno sull’eventuale uscita della Grecia dall’eurozona, nelle parole del Cancelliere Merkel riportate dalla stampa tedesca, la risposta alla crisi sembrerebbe essere una Convenzione Costituzionale capace di rafforzare il colore politico dell’Unione attraverso la stesura un ulteriore trattato europeo. Azione che comporterebbe a livello interno un emendamento della Costituzione Federale, affinché permetta ulteriori trasferimenti di sovranità a Bruxelles.
Evidente è il rilancio tedesco, dopo il fallimento del progetto costituzionale ed i tentennamenti del Trattato di Lisbona, di assumere una rinnovata posizione di leadership all’interno dell’Unione, nella generale titubanza di gran parte degli stati membri nel vincolarsi ad un ulteriore cavilloso accordo. Un’azione che accelererebbe nei disegni mitteleuropei la risposta ad una crisi che richiede stabile supporto politico a disegni economici che da soli sembrano deficere di una sufficiente base democratica. L’agenda prospettata avrà come primo banco di prova il Consiglio Europeo del 18 e 19 ottobre, presieduto da Van Rumpuy, il quale illustrerà il suo progetto di unione politica, fiscale e bancaria ai rappresentanti delle Commisione della Banca Centrale Europea e ai ministri dell’Economia e Finanze dell’Eurogruppo. L’ulteriore snodo della vicenda, sarà costituito dal Summit di Bruxelles del 13 e 14 dicembre, atto a delineare l’impostazione di una bozza di accordo alla presenza di rappresentanti del Parlamento Europeo, della Commissione Europea, oltre che degli Stati Membri. La proposta del Cancelliere tedesco va quindi ad inserirsi nel disegno politico mitteleuropeo di attuare un rafforzamento del potere centrale di Bruxelles, capace di implementare l’attuale controllo sul debito e sui gruppi bancari dei paesi dell’eurozona. In tal senso, centrale sarebbe l’idea di sottoporre al controllo della Banca Centrale Europea, o in alternativa alla Corte Europea di Giustizia di Lussemburgo, l’allineamento dei bilanci degli stati facenti parte dell’eurozona ai dettami delle future direttive. Si tratta di una radicale inversione di rotta rispetto alla volontà degli stati membri che agli inizi del corrente anno si erano affrettati a ribadire la natura intergovernativa – dunque sotto il controllo dei governi nazionali – del Trattato sulla disciplina fiscale, siglato da 25 membri con l’eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca. In quell’occasione è stato infatti deliberato che la Corte Europea di Giustizia avrebbe avuto il potere di verificare l’effettiva trasposizione della normativa di bilancio nelle legislazioni nazionali, senza alcuna operatività sull’attuale stato di salute del debito pubblico contratto dagli Stati Membri. Angela Merkel inoltre, non ha mancato di sottolineare la discrepanza tra richiesta di eurobonds e rateizzazione del debito avanzata dagli stati dell’eurozona in maggiore difficoltà e reticenza mostrata nell’operare ulteriori trasferimenti di sovranità all’autorità sovranazionale. Il timore tedesco allo stato attuale è quello di assumere illimitate responsabilità di ultima istanza, in quanto paese dell’eurozona fiscalmente stabile, nel supportare ulteriori salvataggi; il tutto, senza mantenere il controllo delle misure di austerità e delle riforme strutturali in grado di rendere i debiti contratti dagli stati solvibili in un prossimo futuro. Posizione di politica estera in evidente contrasto con i correnti dettami della Costituzione Federale. Si tratterebbe di un’imponente riforma istituzionale che plasmerebbe la natura politica dell’organizzazione internazionale; i dubbi sorgono sulla tempestività della suo impatto rispetto alla crisi dell’eurozona. Il Cancelliere sembrerebbe inoltre far tesoro del precedente dispositivo costituzionale tedesco per trasporne i lineamenti nell’Unione Europea; stando alle attuali voci di corridoio infatti, si vorrebbe una preponderanza della componente parlamentare e giudiziaria, su un potere esecutivo fortemente regolamentato nei suoi provvedimenti. Mutamenti che richiederanno innanzitutto il consenso dei cittadini tedeschi, dove le opposizioni ad un’ulteriore integrazione sovranazionale non mancano. Vi sono inoltre da considerare i dubbi dei cittadini europei con le relative tempistiche legate alla ratifica di ulteriore trattato, che restano quelle di sempre. Per rispettare le scadenze auspicate dal Cancelliere Merkel, dovremmo quindi aspettarci un’ eccezione rispetto a quanto accaduto con il Progetto di Costituzione Europea e con la ratifica Trattato di Lisbona attualmente in vigore.