MERCOSUR. Le restrizioni asiatiche aumentano le richieste di riso sudamericano

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I membri del Mercosur hanno ricevuto richieste di forniture di riso, poiché negli ultimi mesi il prezzo del cereale ha subito una forte impennata a causa della riduzione del commercio e delle forniture da parte dei principali produttori asiatici. Questo potrebbe avere un impatto su milioni di consumatori in tutto il mondo, con i Paesi asiatici e africani che dovrebbero sopportare il peso maggiore.

La Thailandia, il secondo esportatore di riso al mondo, sta chiedendo ai suoi agricoltori di ridurre la coltivazione del riso come parte di uno sforzo per conservare l’acqua.

Il mese scorso, l’India, primo esportatore mondiale di riso, ha imposto un divieto di esportazione sul riso bianco non Basmati, con l’obiettivo, secondo il governo, di contribuire ad abbassare i prezzi del riso in patria e garantire la disponibilità interna.

Gli Emirati Arabi Uniti, uno dei principali importatori e riesportatori di riso indiano, hanno seguito l’esempio, limitando le vendite delle proprie forniture di riso ad altri Paesi. Gli esportatori thailandesi e vietnamiti hanno reagito spingendo per rinegoziare i prezzi dei contratti di vendita per circa mezzo milione di tonnellate per le spedizioni di agosto.

I recenti sviluppi arrivano mentre i mercati alimentari globali sono alle prese con le ripercussioni del ritiro della Russia dall’accordo sul grano del Mar Nero, che ha posto fine a un accordo che consentiva l’esportazione sicura di grano ucraino attraverso il Mar Nero in seguito all’invasione del vicino da parte di Mosca. La Russia ha inoltre intensificato gli attacchi militari contro le strutture portuali e cerealicole ucraine.

Ciò ha alimentato la preoccupazione che le interruzioni del commercio globale di riso possano peggiorare la situazione già a rischio della sicurezza alimentare in molti Paesi, riporta MercoPress.

Nei Paesi del Mercosur i raccolti di riso sono terminati e non sono rimaste molte tonnellate in magazzino, oltre al fatto che il Brasile, nonostante alcune occasionali esportazioni stagionali, dipende fortemente dalle importazioni dei suoi associati, Uruguay, Argentina e Paraguay.

I prezzi del riso sono saliti ai livelli più alti dell’ultimo decennio, segnando un aumento del 14% rispetto allo scorso giugno. La situazione è causata principalmente dal clima più caldo e secco e dalle piogge irregolari che hanno danneggiato la produzione di riso in tutta l’Asia. Negli ultimi mesi, le piogge torrenziali e le inondazioni nel nord dell’India, ad esempio, hanno danneggiato molte risaie.

Inoltre, l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti e del carburante ha contribuito ad aumentare i costi di produzione.

Il riso è uno dei principali alimenti di base del mondo e nutre circa la metà della popolazione mondiale. Ogni anno vengono prodotti circa 500 milioni di tonnellate metriche di riso. In molti Paesi è la principale fonte di apporto calorico.

L’anno scorso, l’India ha esportato circa 22 milioni di tonnellate di riso in 140 Paesi, pari a circa il 40% del commercio globale di cereali. La Thailandia ha rappresentato circa il 15% della domanda del mercato globale, mentre il Vietnam ha contribuito per il 14%.

Secondo i dati diffusi dal governo indiano, quasi l’80% delle esportazioni di riso del Paese consisteva in varietà non Basmati, più accessibili e molto richieste in Paesi economicamente in difficoltà come Bangladesh, Nepal, Senegal, Benin e altre parti dell’Africa sub-sahariana. Il divieto indiano di esportare riso non Basmati rischia di aggravare l’insicurezza alimentare di molti di questi Paesi, che dipendono fortemente dal Paese come fornitore principale di riso.

Non ci sono stati cambiamenti nella politica di esportazione dell’India per il riso parboiled e il riso Basmati, che vengono spediti in Paesi come Cina, Stati Uniti e Arabia Saudita.

Luigi Medici

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