Le economie del Mena in crisi

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ITALIA – Roma 01/03/2014. Tre anni dopo le rivoluzioni della primavera araba, l’economia della regione stenta a decollare.

Al Hayat analizza gli studi pubblicati dalle istituzioni finanziarie internazionali che trovano come causa dell’instabilità economica la continua instabilità politica, la proliferazione dei conflitti in alcuni paesi e le contrazioni economiche che già affliggevano i paesi arabi. Gli studi pubblicati dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) riportano che il tasso di crescita economica nel Medio Oriente e nel Nord Africa è sceso dal 4,7% di fine 2010, al 3,8 % di fine del 2013. Inoltre, mentre la crescita nei paesi esportatori di energia, quelli del Consiglio di Cooperazione del Golfo, si è stabilizzata tra il 4 e il 7%, la crescita nei paesi importatori di energia era inferiore, con una contrazione che da una media pre-rivoluzione del 5% è passata ad una media del 2,8% lo scorso anno riporta il quotidiano egiziano. Il Marocco ha registrato il miglior tasso di crescita (4% in media): 4,5% nel 2013, 2,7% nel 2012 e 5% nel 2011.

Al contrario, le economie di Egitto, Tunisia e Yemen hanno registrato una crescita «anemica» nel 2013, rispettivamente a 1,9%, 3,8% e 3,3%. Inoltre, l’economia libanese è stata negativamente influenzata dalle ripercussioni della guerra siriana, con un tasso di crescita in calo dal 7% al 2,3%. Unica esclusa per ovvie ragioni è la Siria. Il declino degli indicatori di crescita nei paesi della Primavera araba ha portato ad un aumento dei disavanzi di bilancio, all’indebolimento delle bilance commerciali e delle riserve monetarie, così come ad un aumento dell’inflazione e dei tassi di disoccupazione. Alcuni paesi arabi ha visto tramutarsi il loro surplus fiscale in deficit di bilancio a causa della spesa sostenuta per salvaguardare stabilità sociale, vacillante economia e sicurezza.

Nonostante il fatto che la Libia e l’Algeria siano paesi esportatori di energia, i cambiamenti interni si sono riflessi negativamente sulle situazioni sociali ed economiche,fatto che ha portati questi stati a fare affidamento sulle loro riserve di valuta estera per soddisfare le esigenze derivanti dalle riforme democratiche e dalle misure per lo sviluppo economico. In questo contesto, l’Algeria lo scorso anno ha raggiunto un tasso di crescita del 3,4%, rispetto al 2,5 % nel 2012.

Inoltre, gli studi indicano che «la maggior parte dei paesi della primavera araba erano affetti dalla mancanza di risorse finanziarie, con un disavanzo delle partite correnti dello scorso anno stimato al 6% del Pil. Ciò ha aumentato la necessità di prestiti esteri, il cui valore, in tre anni, ha eguagliato quello dei 10 anni precedenti, con il rapporto debito/Pil di alcuni paesi del Nord Africa vicino al 70%».

Per affrontare i deficit di bilancio, i paesi importatori di energia della primavera araba sono ricorsi al Fmi, che ha imposto una serie di condizioni finanziarie, tra cui quella di togliere i sussidi su alcuni beni di consumo, compreso il combustibile , e adottare riforme economiche e fiscali impopolari, tra cui la riduzione delle pensioni e degli investimenti governativi, il blocco delle assunzioni nel settore pubblico, l’aumento delle imposte su alcune classi sociali e la rivalutazione di già acquisiti benefici sociali.

Queste misure hanno creato proteste soprattutto tra le classi colte e medie dei paesi della Primavera araba, che nonostante i cambiamenti politici e i seguenti dividendi politici conseguiti, non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi previsti, creando, al contrario, l’aggravamento della povertà nella regione .

Inoltre, il rapporto della Banca Mondiale ha indicato che circa il 14% degli abitanti della regione soffre per la povertà estrema: si vive con meno di 1,25 dollari al giorno, a causa dell’instabilità politica e del declino economico. Secondo il rapporto, il numero dei poveri si aggira intorno ai 4 milioni, senza contare gli sfollati e rifugiati del conflitto siriano.

 A tutto questo va aggiunto l’alto tasso di disoccupazione: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro scrive che: «Nel mondo arabo, il tasso di giovani disoccupati tra i 15 ei 25 anni è tra i più alti del mondo, con il 25 % della forza lavoro attiva che ha difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Il numero di disoccupati in Nord Africa e in Medio Oriente è aumentato negli ultimi anni anche a causa dell’instabilità sociale in corso, con un aumento stimato tra il 3,5% e il 7%».

Le organizzazioni internazionali ritengono che lo stato di instabilità sociale sarà prevalente nella regione fino a quando i motivi che hanno portato alla primavera araba (come la disoccupazione giovanile e la riduzione della povertà) non saranno affrontate adeguatamente. A questo proposito, la disoccupazione tra i laureati è di circa il 40%: 30 milioni di persone tra Nord Africa e in Medio Oriente.