MAURITANIA – Nouakchott 13/5/13. La Mauritania ha un confine con il Mali lungo più di 1000 chilometri. Il Paese è stato profondamente influenzato dalla guerra che sconvolge il paese vicino. A ciò va aggiunta una grave siccità che ha segnato la regione.
Il Mali non possiede un porto, quasi il 90% delle sue importazioni passa dalla Mauritania. La popolazione mauritana ha subito la guerra che ha pesato sulle esportazioni come il pesce, i materiali da costruzione e le importazioni del Mali di cereali e agrumi. L’industria del turismo è poi diminuita, soprattutto a causa della decisione francese nel 2007 di annullare il rally Parigi-Dakar.
Gran parte del tragitto passava in Mauritania, evento che generava reddito da cui i mauritani a nord e ad est del Paese hanno approfittato diffusamente. Ma la perdita economica turistica è nulla se confrontata con quella della guerra.
Da secoli, i pascoli del Mali ospitano le greggi dei mauritani (oltre 20 milioni di capi di bestiame) da maggio a luglio, per godere di una intensa stagione di piogge. Lì, fanno tradizionalmente pascolare la maggior parte del bestiame. Questa tradizione è uno dei collegamenti fondamentali tra i popoli dei due paesi, insieme a quelli etnici e commerciali. In Mauritania infatti le precipitazioni non arrivano prima di luglio, e si basa sui pascoli dei suoi vicini. Gli arabi nel nord del Mali considerano i mauritani delle estensioni etniche e tribali delle proprie comunità.
I profughi del Mali hanno continuato ad affluire in territorio mauritano nel periodo in cui i gruppi armati islamisti hanno tenuto il controllo del nord del Mali nel 2012. Tuttavia, con l’inizio della guerra nel gennaio 2013, la questione della sfollati ha cominciato a divenire più acuta. Sul piano umanitario, la Mauritania ha accolto più di 200mila profughi. Molti mauritani, di fronte ad una stagione molto precaria, hanno occupato di fatto i campi profughi mescolandosi ai maliani in fuga.
Con il declino della presenza islamista armata nel nord del Mali, soprattutto nelle città di Kidal, Timbuktuo e Gao, la maggior parte dei profughi del Mali nella Mauritania orientale, si è rifiutata di tornare ai propri villaggi a causa della pulizia etnica
Cme denunciano tutte le agenzie umanitarie operanti nel settore, ai guasti della guerra si unisce la piaga della malnutrizione che affligge tutti i rifugiati.