MAR CINESE MERIDIONALE. Washington non riesce a creare una coalizione anti Pechino con l’ASEAN

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Gli sforzi degli Stati Uniti per costruire una coalizione nel Sudest asiatico per contestare le rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale sembrano essere vani. I tentativi del segretario di Stato americano Mike Pompeo per raccogliere il sostegno e unire le nazioni del Sudest asiatico contro le rivendicazioni della Cina nella regione sono caduti nel vuoto.

A seguito della sua ultima dichiarazione politica sulle dispute nel Mar Cinese Meridionale, il Dipartimento di Stato americano si è dato da fare per costruire un sostegno regionale contro la Cina, riporta Asia Times. Tuttavia, desiderosi di mantenere legami stabili con la Cina, i principali Paesi del Sudest asiatico hanno preso pubblicamente le distanze dalle dichiarazioni di Pompeo. Altri hanno dato una risposta tiepida o sono rimasti divisi internamente sull’opportunità di allinearsi pienamente con la nuova posizione dell’America.

Durante il dialogo Usa-Asean recentemente concluso, il vice segretario del Dipartimento di Stato americano David R Stilwell e i suoi omologhi del Sudest asiatico «hanno riaffermato la necessità di una risoluzione pacifica delle controversie nel Mar Cinese Meridionale in conformità con il diritto internazionale, come risulta dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dalla sentenza del Tribunale Arbitrale del 2016».

È stata la prima volta che entrambe le parti hanno invocato la sentenza del tribunale arbitrale di Manila del 2016, che ha annullato gran parte delle rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale, segnando un significativo progresso nella cooperazione diplomatica sulla questione.

Ma il segretario di Stato americano Pompeo ha avuto meno successo nel sollecitare il sostegno nazionale durante i suoi colloqui bilaterali con le controparti regionali, in particolare con Vivian Balakrishnan di Singapore e Retno Marsudi dell’Indonesia. Nessuno dei due Paesi ha rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale, ma sono in gran parte visti come i leader de facto dell’Asean; entrambi hanno assunto una posizione critica sull’assertività marittima della Cina.

Nonostante i toni entusiastici dei social dell’Amministrazione Trump, Singapore, che ha sì menzionato le conversazioni con gli Usa, ha usato un linguaggio tipicamente misurato: «Il nostro principale interesse è quello di mantenere la pace e la stabilità in uno dei corsi d’acqua più trafficati del mondo»; concentrandosi su «una maggiore salute pubblica e cooperazione economica per ricostruire le economie di America e Indonesia e mantenere la regione sicura».

Sebbene l’Indonesia non sia parte diretta delle controversie sul Mar Cinese Meridionale, le rivendicazioni della Cina, vanno  toccare le acque di Giacarta nel Mare di Natuna Nord.

Dal dicembre 2019, il ministero degli Esteri indonesiano ha adottato una posizione sempre più netta sulle rivendicazioni della Cina, compresa la presentazione di una nota verbale alle Nazioni Unite che metteva in dubbio la validità delle rivendicazioni della Cina sulla base della Convenzione Onu sul diritto del mare e del lodo del tribunale arbitrale dell’Aia del 2016.

Il sostegno esplicito di Pompeo alle rivendicazioni dell’Indonesia nei confronti di Natuna Besar, tuttavia, non ha ispirato la risposta auspicata dall’Indonesia, che probabilmente sta calibrando la sua posizione sulle controversie e desiderosa di mantenere legami costruttivi con Pechino. Nelle ultime settimane, i funzionari cinesi hanno fatto attivamente leva su una fornitura anticipata di vaccini Covid-19 e su investimenti infrastrutturali per evitare un colpo guidato dagli Stati Uniti sulle dispute nel Mar Cinese Meridionale.

Le Filippine, dove alti funzionari hanno pubblicamente sostenuto e accolto con favore le dichiarazioni di Pompeo, sono divise al loro interno. Nel tentativo di preservare i legami con Pechino, il presidente Rodrigo Duterte ha preso la decisione di vietare alle forze navali filippine di partecipare alle attività militari congiunte e alle esercitazioni condotte dagli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale, scommettendo sul successo della sua intera gestione della crisi Covid-19 basata sulla disponibilità di vaccini entro la fine dell’anno.

Eppure, gli alti funzionari filippini sembrano sostenere la posizione di rafforzamento degli Stati Uniti contro la Cina.

Antonio Albanese