MAR CINESE MERIDIONALE. Sono 60 i voli spia USA sulla Cina

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Mentre la Cina continua a sorvolare Taiwan, costringendo Taipei a far decollare le sue forze aeree, sembra che ultimamente Pechino sta ricevendo simili attenzioni dagli americani. Secondo il sito web della South China Sea Strategic Situation Probing Initiative, ripreso da VoA e Sputinik, il picco di voli militari statunitensi sui mari vicino alla Cina, riflette la volontà di Washington di scoraggiare l’espansione cinese nei settori marittimi al centro di controversie internazionali.

Gli aerei spia statunitensi hanno volato al largo della costa cinese 60 volte a settembre, più che a luglio o agosto. Secondo il Comando Indo-Pacifico Usa, la frequenza dei voli vicino alla Cina è stata costante nel tempo: «Mentre la portata delle nostre operazioni varia in base all’ambiente operativo attuale, gli Stati Uniti hanno una presenza militare persistente e operano regolarmente in tutto l’Indo-Pacifico, comprese le acque e lo spazio aereo che circondano il Mar Cinese Orientale e il Mar Cinese Meridionale».

La maggior parte dei sorvoli ha interessato il Mar Cinese Meridionale, conteso tra Pechino e altri cinque governi asiatici; il Segretario di Stato americano Michael Pompeo ha detto a luglio che Washington avrebbe aiutato altri stati a resistere all’espansione cinese, riporta VoA.

La Cina ha protestato ufficialmente con gli Stati Uniti in agosto, accusandoli di aver inviato un aereo da ricognizione U-2 in una no-fly zone sopra le esercitazioni militari cinesi, aumentando ulteriormente le tensioni tra Pechino e Washington. La Cina ha a lungo denunciato le attività di sorveglianza degli Stati Uniti, mentre gli Usa si sono lamentati delle intercettazioni “insicure” da parte di aerei cinesi.

Il ministero della Difesa cinese ha dichiarato che gli U-2 hanno volato senza permesso su una no-fly zone nella regione militare settentrionale dove si stavano svolgendo esercitazioni antincendio, «interferendo seriamente nelle normali attività di esercitazione (…) Questo avrebbe potuto facilmente causare un malinteso o un errore di valutazione o un “incidente inaspettato” (…) Si è trattato di un atto di provocazione, cui la Cina si oppone risolutamente, e ha già presentato severe rimostranze alla parte statunitense», ha aggiunto il ministero di Pechino.

La Cina ha allarmato gli altri Paesi per la sua espansione marittima dal 2010 al 2017, creando piccole isolette per scopi militari, civili e di sfruttamento delle risorse. Ha anche una maggiore potenza di fuoco rispetto agli altri attori marittimi, tra cui Brunei, Malesia, Filippine, Taiwan e Vietnam. Incidenti si sono già verificati in precedenza, tra gli Stati Uniti e la Cina, in particolare nell’aprile 2001, poco prima degli attacchi dell’11 settembre.

Come si ricorderà, un aereo spia P3 della Marina degli Stati Uniti che volava in una missione di ricognizione di routine sul Mar Cinese Meridionale è stato colpito da un caccia dell’Esercito Popolare di Liberazione, la collisione a mezz’aria ha ucciso il pilota cinese, ha paralizzato l’aereo della Us Navy e lo ha costretto ad un atterraggio di emergenza in un campo d’aviazione cinese; la Cina si è rifiutata di rilasciare i membri dell’equipaggio americano e il velivolo danneggiato.

Due anni dopo, uscì un rapporto militare statunitense secondo il quale, sebbene i membri dell’equipaggio avessero gettato via documenti da un portello di emergenza mentre sorvolavano il mare e fossero riusciti a distruggere alcune apparecchiature per la raccolta dei segnali prima che l’aereo cadesse nelle mani dei cinesi, era “molto probabile” che la Cina avesse ottenuto informazioni riservate dall’aereo stesso.

Luigi Medici