Sono ancora molto alte le tensioni geopolitiche nel Mar Cinese Meridionale. Le Filippine sono sempre più al centro di questa contesa tra superpotenze, poiché la Cina sembra rispondere in modo aggressivo al rafforzamento delle relazioni di difesa tra Stati Uniti e Filippine sotto l’amministrazione di Ferdinand Marcos Jr.
Questi legami rafforzati consentiranno alle forze statunitensi di accedere a rotazione alle basi filippine geograficamente vicine a Taiwan, fornendo potenzialmente agli Stati Uniti un fianco meridionale in caso di invasione cinese dell’isola democratica, riporta AT.
Lo scorso fine settimana, le autorità della Guardia costiera filippina hanno riferito che quasi 50 navi della “milizia marittima cinese” hanno “invaso” Iroquois Reef, occupata e rivendicata da Manila.
Già nel 2021, persino l’amministrazione Duterte, amica di Pechino, era stata costretta a presentare diverse proteste diplomatiche a causa della “continua presenza di pescherecci cinesi nelle vicinanze di Iroquois Reef”. All’epoca, centinaia di vascelli della milizia cinese avevano invaso anche altri tratti di terra rivendicati dalle Filippine, in particolare la barriera corallina di Whitsun.
Le Forze Armate delle Filippine hanno anche segnalato la presenza di tre navi della Guardia Costiera Cinese e di due navi dell’Esercito di Liberazione Popolare a Sabina Shoal, un altro elemento terrestre che rientra nella zona economica esclusiva delle Filippine nel Mar Cinese Meridionale.
Manila sta affrontando l’accumulo di forze convenzionali e paramilitari cinesi vicino o nei territori da loro rivendicati nel gruppo di isole Spratly; i «pescherecci cinesi erano ancorati in gruppi da cinque a sette senza alcuna traccia di attività di pesca».
Di fronte agli ultimi avvenimenti del 30 giugno scorso (manovre ravvicinate tra navi cinesi e filippine) la Guardia Costiera di Manila sta intensificando la sua azione di risposta.
Secondo i comandi navali di Manila, il dispiegamento di un gran numero di navi della milizia da parte della Cina fa parte di un manuale ben collaudato, secondo il quale l’occupazione di zone contese inizia spesso con «lo sciamare nell’area per un periodo di tempo molto lungo. Se non ci si accorge di loro, alla fine aumenteranno di numero fino a occupare l’area».
L’azione di protesta internazionale di Manila si è fatta più incisiva e in effetti, il sostegno internazionale si è rafforzato per le Filippine in vista del settimo anniversario dello storico lodo arbitrale contro la Cina all’Aia nel 2016. La sentenza, basata sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ha respinto le rivendicazioni espansive della Cina sulla linea a nove tratti di demarcazione nel Mar Cinese Meridionale.
Negli ultimi mesi, il Pentagono ha concluso due importanti accordi con l’alleato del sud-est asiatico: un accordo di cooperazione rafforzata in materia di difesa, Edca, che garantisce l’accesso alle forze statunitensi in tutta una serie di siti strategici, e nuove linee guida in materia di difesa nell’ambito del trattato di cooperazione e difesa, che amplia la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza in tutti i settori della guerra moderna.
Dopo gli Usa, anche la Francia e l’India hanno appoggiato Manila sulle dispute nel Mar Cinese Meridionale.
È la prima volta che l’India sostiene direttamente una decisione arbitrale, tanto che il ministero degli Affari Esteri cinese ha messo in guardia dalle interferenze di qualsiasi “terza parte”.
Antonio Albanese