MAR CINESE MERIDIONALE. Manila festeggia la sentenza dell’Aja; Pechino la definisce carta straccia

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Le Filippine hanno celebrato il quinto anniversario della sentenza arbitrale che è andata contro le rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale, dicendo che Manila rifiuta qualsiasi tentativo di “cancellare” il verdetto, mentre Pechino lo ha respinto come “carta straccia”.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che le due nazioni asiatiche sono vincolate dal diritto marittimo internazionale a rispettare la sentenza del 2016 della Corte permanente di arbitrato dell’Aia, riporta Rfa.

Washington avrebbe invocato i suoi impegni di difesa reciproca se le forze filippine fossero state attaccate, ha poi detto. Il diplomatico americano ha rilasciato la dichiarazione lo stesso giorno in cui una nave da guerra degli Stati Uniti ha condotto una missione di libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale vicino alle isole Paracel.

A Manila, il Dipartimento degli Affari Esteri filippino ha detto che il presidente Rodrigo Duterte aveva precedentemente dichiarato che la sentenza era parte del diritto internazionale: «La sentenza è definitiva. Respingiamo fermamente i tentativi di indebolirla, anzi, di cancellarla dal diritto internazionale, dalla storia e dalla nostra memoria collettiva», ha detto il ministro degli Esteri Teodoro Locsin Jr.

Il segretario alla Difesa Delfin Lorenzana ha detto che le Filippine stanno cercando una soluzione pacifica alle dispute marittime: «In questo anniversario, esortiamo ancora una volta tutte le parti interessate ad ascoltare l’appello per un ordine internazionale basato sulle regole e ad astenersi da atti che possono esacerbare questa situazione tesa nella zona. Coerentemente con la politica nazionale filippina, continueremo a cercare».

Il 12 luglio a Pechino, il ministero degli Esteri cinese ha mantenuto la sua posizione sul Mar Cinese Meridionale: «Il lodo dell’arbitrato è illegale, nullo e non valido. Non è altro che un pezzo di carta straccia».

Gli Stati Uniti hanno condotto esercitazioni che «si sono intromessi illegalmente nelle acque territoriali della Cina», ha detto. «Dall’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno condotto ricognizioni ravvicinate per quasi 2.000 volte e oltre 20 esercitazioni militari su larga scala sul mare. L’accusa degli Stati Uniti di “libertà di navigazione” nel Mar Cinese Meridionale minacciata è semplicemente insostenibile».

L’Esercito Popolare di Liberazione ha detto di aver inviato navi e aerei per “mandarli via” dopo che la USS Benfold, cacciatorpediniere lanciamissili, era entrata nelle acque reclamate dalla Cina vicino alle Paracel, secondo i media cinesi.

«La dichiarazione della Rpc su questa missione è falsa», ha detto la Marina degli Stati Uniti in una dichiarazione sul suo sito web (…) Riaffermiamo anche che un attacco armato contro le forze armate filippine, le navi civili o gli aerei nel Mar Cinese Meridionale invocherebbe gli impegni di difesa reciproca degli Stati Uniti ai sensi dell’articolo IV del trattato di mutua difesa USA-Filippine del 1951».

Nel frattempo a Manila, decine di membri del gruppo di pescatori Pamalakaya si sono uniti agli attivisti per protestare fuori dal consolato cinese per chiedere che le navi cinesi lascino la Zee delle Filippine e altre acque contese. I pescatori hanno perso milioni di pesos ogni anno a causa della distruzione della barriera corallina a causa della bonifica cinese e della pesca illegale nel territorio del paese.

Maddalena Ingrao