Secondo gli ultimi dati pubblicati dallo Stockholm International Peace Research Institute, Sipri, la spesa militare globale nel 2018 è aumentata del 2,6 per cento su base annua, raggiungendo 1,82 trilioni di dollari. Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, India e Francia sono i primi cinque paesi che hanno speso il 60 per cento del totale. La spesa degli Stati Uniti è cresciuta del 4,6 per cento dal 2017 a 649 miliardi di dollari, mentre la Cina ha aumentato la sua spesa del 5 per cento a 250 miliardi di dollari, la seconda spesa militare più grande del mondo.
In confronto, la spesa militare in Sud America è aumentata del 3,1 per cento, riflettendo principalmente un aumento in Brasile, mentre la spesa in Africa e Medio Oriente è diminuita rispettivamente dell’8,4 per cento e dell’1,9 per cento. Le spese militari in Asia e Oceania sono ammontate a 507 miliardi di dollari nel 2018, pari al 28 percento del totale mondiale, in crescita rispetto al 9 percento di due decenni fa, riporta Scmp.
Gli ultimi dati del Sipri fanno riferimento alla corsa agli armamenti in corso nell’area Asia-Pacifico, le tensioni in corso nella regione hanno un ruolo importante nella corsa agli armamenti. Tuttavia, nel contesto attuale, le minacce alla sicurezza oltre che essere quelle tradizionali tra stati, nel caso Usa e Cina in primis, si caratterizzano anche da altre dinamiche slegate all’acquisto di armi.
Nell’area Asia-Pacifico, le organizzazioni militari continuano ad assumersi l’onere di simili missioni in tempo di pace, dovendo in simili contesti i militari dimostrare che gli investimenti fatti nella Difesa servono anche per la promozione dello sviluppo socioeconomico nazionale, della pace e della stabilità. Molte marine militari dell’Asia-Pacifico continuano quindi a condurre operazioni contro la pesca illegale perché rimangono le principali istituzioni di sicurezza marittima avendo un migliore accesso ai finanziamenti e alle risorse rispetto alle istituzioni polizia civili.
Proprio al tema dei finanziamenti la loro razionalizzazione vista la loro complessità e il loro costo che portano l’attenzione più alla qualità degli strumenti militari piuttosto che alla quantità. Anche se, naturalmente, questo comporta dei costi. Un’altra questione associata che i militari devono affrontare è che la forza lavoro e i livelli di personale sono diventati sempre più una grande sfida.
Le capacità e le abilità dei tecnici militari fanno gola al settore privato che quindi tende ad offrire migliori stipendi e incentivi risucchiando personale dalla Difesa dei paesi Asia-Pacifico che quindi devono giocare in difesa offrendo assistenza sociale e occupazione per il personale militare smobilitato.
Luigi Medici