Si sta facendo sempre più profonda la cooperazione militare tra Washington e Hanoi, un tempo nemici feroci e oggi sempre più uniti nel sospetto del crescente peso della Cina nella regione del Mar Cinese Meridionale.
Negli ultimi anni, il Vietnam è emerso come uno dei più forti oppositori alle pretese di Pechino nei confronti della maggior parte delle contese del Mar Cinese Meridionale, dove anche Taiwan, Malesia, Filippine e Brunei hanno pretese concorrenti, protestando regolarmente contro le mosse cinesi intorno alle isole Spratly e Paracel, riporta Scmp.
A marzo, Hanoi ha presentato una protesta a Pechino dopo che un peschereccio vietnamita si è schiantato ed è affondato dopo essere stato inseguito da una nave della guardia costiera cinese nelle acque contese. Mesi prima, Hanoi aveva chiesto delucidazioni a Pechino sulle installazioni meteorologiche e sulla presenza di aerei militari sulle isole Spratly.
Nel 2014, il dispiegamento di una piattaforma petrolifera cinese nelle acque rivendicate dal Vietnam scatenò settimane di violenti disordini in tutto il paese del sud-est asiatico. I ricordi storici della sottomissione e della guerra con la Cina rimangono vivi ancora oggi in Vietnam. Solo il 10% dei vietnamiti ha dichiarato di avere una visione favorevole della Cina, con cui il Vietnam ha combattuto una serie di conflitti di confine prima di normalizzare i legami nel 1991 mentre, l’84% degli intervistati aveva una visione positiva degli Stati Uniti.
Le crescenti ansie di Hanoi per l’influenza cinese nell’area del Mar Cinese Meridionale l’hanno fatta avvicinare a Washington per cui il tratto di mare, attraverso il quale passano ogni anno più di 3 trilioni di dollari di merci, deve restare libero e aperto. Il ministero degli Affari Esteri del Vietnam ha detto che Hanoi vede la cooperazione con Washington come necessaria nel contesto del crescente peso militare di Pechino.
Tuttavia, il Vietnam è ancora economicamente dipendente dalla Cina, il suo principale partner commerciale, che rappresenta un quinto del commercio della nazione del sud-est asiatico. La Cina è stata anche la quinta maggiore fonte di investimenti diretti esteri in Vietnam nel 2018, con un capitale sociale totale pari a 2,4 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 700 milioni di dollari del 2011, secondo l’Iseas -Yusof Ishak Institute di Singapore.
La stretta vicinanza economica tra Hanoi e Pechino non sembra dissuadere l’amministrazione Trump, che all’inizio di questo mese ha annunciato la vendita di droni di sorveglianza al Vietnam, dopo aver approvato la vendita di sei motovedette per la guardia costiera del paese, per controllare l’influenza cinese nel Mar Cinese Meridionale.
Nel 2017, l’Uss Carl Vinson ha visitato Da Nang, primo scalo di una portaerei statunitense dopo la guerra del Vietnam. Ad aprile, la Difesa statunitense ha detto che Washington sperava di organizzare l’attracco di un’altra portaerei nel 2019 e rendere tali scali un evento regolare in futuro.
Tuttavia, la politica estera del Vietnam, paese non allineato, pone pesanti vincoli a legami di difesa più profondi, precludendo un’alleanza formale come quella che Washington ha con le Filippine, la Corea del Sud e il Giappone. La politica di difesa dei “tre no” di Hanoi vieta il suo coinvolgimento in alleanze militari, allineandosi con un paese contro l’altro, o ospitando basi militari straniere in territorio vietnamita.
Antonio Albanese