MALI. “Sono venuti e sparavano a tutto ciò che si muoveva”

211

Almeno 40 persone, tra cui nove soldati, sono state uccise in una serie di attacchi nel Mali centrale lo scorso 14 febbraio.

Almeno 31 civili sono stati uccisi in un attacco durante la notte a Ogossagou, ha detto il governo, senza dire chi ha compiuto le violenze. Lo scorso marzo, 160 persone sono morte nel villaggio di Fulani, per lo più nel villaggio di Fulani, in un massacro attribuito ai miliziani Dogon.

Gli scontri tra i gruppi etnici Dogon e Fulani sono frequenti, aggravando una situazione di sicurezza disastrosa nelle regioni semiaride e desertiche del Mali, dove gli attacchi dei gruppi armati sono comuni. I Dogon vivono da secoli nel Mali centrale e sono tradizionalmente contadini sedentari. I Fulani sono semi-nomadi e sono principalmente allevatori e commercianti che si spostano in tutta l’Africa occidentale. 

In un altro attacco avvenuto più tardi nella stessa giornata , otto soldati maliani sono stati uccisi e altri quattro feriti in un’imboscata nel villaggio di Bentia, nella regione centrale di Gao; mentre un soldato è stato ucciso in un attacco ad un campo militare a Mondoro, nel Mali centrale. Il campo era stato colpito nell’ottobre 2019 in un’incursione di estremisti islamici che ha preso di mira anche il campo militare di Boulkessy vicino al confine con il Burkina Faso, uccidendo almeno 25 soldati.

Secondo Human Rights Watch, il mosaico etnico del Mali centrale è l’epicentro della violenza; secondo Hrw più di 450 civili sono stati uccisi nella regione nel 2019, «l’anno più mortale per i civili» da quando è iniziata la rivolta armata nel 2012.

Riflettendo l’instabilità cronica, anche i soldati maliani sono spesso presi di mira. il 26 gennaio, combattenti legati ad al-Qaeda hanno attaccato un campo militare a Sokolo, nel Mali centrale, uccidendo 20 gendarmi e ferendone altri cinque.

La violenza nel Mali centrale coincide con le rinnovate speranze che il fragile governo possa riaffermare il controllo sul nord. Le truppe sono tornate giovedì a Kidal, una città del nord che era stata un bastione dei ribelli tuareg, dopo sei anni di assenza.

Le forze regolari erano accompagnate da ex ribelli che sono stati integrati nell’esercito in base a un accordo di pace regionale. L’accordo, raggiunto ad Algeri nel 2015, è considerato una delle poche strade che il Mali ha a disposizione per sfuggire alla spirale di violenza.

Luigi Medici