MALESIA. Matahir lancia il Rinascimento Islamico

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Il primo Ministro malese Mahathir Mohamad ha recentemente annunciato la creazione di un’alleanza islamica di cinque nazioni per smuovere le acque del mondo musulmano. In generale non ci sono iniziative concrete per rivolgersi a un miliardo di musulmani e dare loro la speranza che il mondo musulmano ritrovi il suo posto sotto il sole. Si sostiene che, nonostante la riserva iniziale sulla classificazione degli Stati su base religiosa, questa prospettiva possa oscurare la natura dei sistemi politici, distrarre da ciò che hanno raggiunto, o fallire nel campo del progresso economico e sociale e dello sviluppo politico e culturale, e questa prospettiva può incoraggiare altri Stati a sottolineare la loro identità religiosa, che può riflettere negativamente sui principi costituzionali, sulle relazioni tra gruppi di loro cittadini, così come sulle relazioni con altri Stati, specialmente quelli con altre identità religiose, riporta Al Araby.

Il primo Ministro malese ha spiegato che l’obiettivo dell’alleanza è quello di «lanciare un rinascimento islamico, unire il mondo islamico e affrontare l’islamofobia». Sono in corso i preparativi per un vertice di cinque paesi: Malesia, Indonesia, Turchia, Pakistan e Qatar, il 19 dicembre, per formare il nucleo della nuova comunità islamica. Mahathir ha un ruolo di primo piano nel portare il suo paese tra le fila delle tigri asiatiche, e il paese è in competizione con i paesi sviluppati della regione, come il Giappone e Singapore.

In considerazione dei cinque Stati che partecipano al nuovo raggruppamento, il discorso è chiaro: in primo luogo, adottare una politica estera più vicina ai concetti di non allineamento emersi sulla scena internazionale nella seconda metà del XX secolo (conferenza di Bandung, 1955) e mantenere relazioni attive, a ritmi diversi, sia con gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, sia con la Cina e la Russia; in secondo luogo, i 5 paesi insieme costituiscono una popolazione di circa 560 milioni di persone, e sono tutt’altro che religiosi, tranne che in alcuni casi in un paese; in terzo luogo, è un blocco economicamente avanzato, con l’eccezione di un paese che si trova ad affrontare difficoltà economiche, il Pakistan; in quarto luogo, uno dei fondatori è membro della Nato, la Turchia, e uno è uno Stato nucleare, il Pakistan; quinto: l’emergere di questo gruppo, se avesse successo, arriva in un momento in cui le relazioni internazionali sono disturbate, e queste relazioni mancano anche di standard globali di carattere morale.

Le relazioni internazionali, nella visione di Matahir, sono caratterizzate da espansione e influenza; la retorica politica si sta incentrando sulla situazione interna, per promuovere la stabilità interna, o per far sì che i leader vincano le prossime elezioni. Le relazioni tra i grandi paesi sono semplicemente un conflitto tra prime donne in cui gli altri paesi sono sottovalutati, perché sono militarmente più deboli, economicamente più deboli, o di dimensioni e popolazione inferiori.

Alla luce di ciò, prosegue il pensiero di questi neo “non-allineati, i blocchi regionali, se i principi delle Nazioni Unite tengono conto del diritto internazionale, contribuiscono, con un tale nuovo raggruppamento, alla razionalizzazione del sistema internazionale: Matahir ha infatti detto che «l’obiettivo dell’alleanza è quello di lanciare un rinascimento islamico, unire il mondo musulmano e affrontare l’islamofobia», affrontare le tendenze imperialiste, spostandosi tra l’unicità dei grandi paesi e l’espansione dei margini di mercato e delle opportunità di sviluppo.

Lucia Giannini