MACEDONIA. Tensioni politico-etniche a Skopje

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Una nuova ondata di proteste sta scuotendo la Macedonia. Ci sono state e manifestazioni di protesta in diverse città della Macedonia, come Skopje, Bitola, Prilep, Stip e Kicevo, per «difendere la Macedonia e conservare l’unità dello Stato».

Come riporta l’emittente Sitel queste manifestazioni chiedono a tutti i partiti politici di rispettare la costituzione vigente, di impegnarsi a non cambiare il nome della nazione e a non accettano piattaforme politiche create per favorire interessi stranieri.

Le proteste, come hanno annunciato diverse organizzazioni civili, si svolgeranno tutti i giorni fino a quando non saranno rispettate e accettate le loro richieste. L’obiettivo principale di queste manifestazioni di piazza «è il mantenimento dell’ordine costituzionale, il rispetto di tutti i partiti politici della Costituzione, in tutte le sue parti, evitando diktat stranieri».

L’orizzonte politico macedone vive giornate convulse. Le recenti elezioni sono state vinte dal partito conservatore Vmro; attualmente il partito socialdemocratico Sdsm sta cercando di formare un governo di coalizione che possa superare la maggioranza parlamentare Vmro e cerca il consenso del partito di lingua albanese, Dui, per avere i numeri.

I macedoni hanno eletto un nuovo parlamento, dopo una serie di slittamenti, nel dicembre 2016. Nella votazione, il partito conservatore Vmpro-Dpmne e il partito di opposizione Sdsm hanno ottenuto 51 e 49 posti, rispettivamente. Tuttavia, ciascuna delle parti deve raccogliere consensi dai partiti minori per formare un governo di coalizione e sbloccare la situazione.

Le richieste del Dui, per poter garantire l’appoggio ad un eventuale governo, riporta sempre Sitel, sono così riassumibili: la lingua albanese come seconda lingua ufficiale (è parlata da meno del 20% della popolazione, che vive nella zona ovest della Macedonia); cambiare l’inno nazionale, inserendovi i nomi dei nazionalisti albanesi; inserite una doppia moneta stampando sulle banconote anche i volti degli eroi albanesi; cambiare la bandiera nazionale; sanzionare (dai 3 ai 5mila euro) chi non fa uso della lingua albanese, prosegue Sitel.

Secondo i conservatori di Vmro, si giungerebbe così alla perdita dell’identità nazionale, col rischio di arrivare al mutamento del nome stesso dello Stato.

Lucia Giannini