Almeno 11 manifestanti sono stati arrestati a Skopje in seguito alle proteste contro il disegno di legge presentato al Parlamento macedone, che potrebbe alleggerire la posizione della Bulgaria contro la candidatura della Macedonia del Nord all’ingresso in Unione europea.
Il testo che il governo intende presentare all’Assemblea nazionale di Skopje si basa su una bozza proposta dalla Francia soltanto due settimane fa, al termine del Summit di Bruxelles del 23 giugno per l’allargamento dell’Unione europea, in cui la Commissione ha escluso ogni ipotesi di allargamento dei trattati comunitari all’area balcanica.
Dei paesi che attendevano la concessione della candidatura all’ingresso in Ue, la Macedonia del Nord è quello che ha atteso più a lungo: ben 17 anni, nei quali Skopje ha dovuto affrontare prima la disputa sul nome del paese con la Grecia, risolta con l’Accordo di Prespa del 2019, e poi il veto della vicina Bulgaria. Si tratta di una questione ben più controversa e di difficile soluzione, che tocca l’identità storica e culturale di entrambi i paesi: Sofia, infatti, non intende riconoscere l’esistenza di una nazionalità e una lingua macedoni distinte da quelle bulgare.
Pochi giorni dopo gli EU Accession Talks di Bruxelles, nel corso del Summit della Nato a Madrid il Presidente francese Macron ha proposto un tentativo di mediazione tra Sofia e Skopje. La proposta francese prevederebbe il riconoscimento delle radici bulgare della lingua e della cultura macedoni, così come la garanzia di diritti di minoranza ai circa 3.500 cittadini macedoni di nazionalità bulgara.
Il governo guidato da Dimitar Kovačevski (Unione socialdemocratica) ha garantito la propria disponibilità a sostenere una legge di compromesso basata sulle proposte di Parigi; il Ministro degli Esteri Bujar Osmani (di nazionalità albanese) ha ribadito che la proposta di legge dovrebbe essere approvata il prima possibile per poter procedere con la candidatura della Macedonia del Nord all’ingresso in Ue.
Il tentativo di mediazione francese è messo in difficoltà dalla fragilità della coalizione di governo, ma il principale ostacolo rimane la ferma opposizione del VMRO-DPMNE, il principale partito di centrodestra che lo scorso autunno ha segnato ottimi risultati alle elezioni amministrative locali, mettendo ancora più in difficoltà l’esecutivo.
Proprio il VMRO-DPMNE ha invitato i propri sostenitori a unirsi in protesta contro l’arrivo del disegno di legge in Parlamento, sostenendo che la proposta francese presenterebbe per l’identità macedone un forte rischio di “assimilazione”.
Non è ancora chiaro se l’approvazione di questa legge possa davvero rimuovere il veto bulgaro. Intanto, nonostante gli scontri con la polizia e l’arresto di 11 manifestanti, sono migliaia i cittadini macedoni che si sono radunati davanti al Parlamento di Skopje rispondendo allo slogan “No all’ultimatum”.
Carlo Comensoli