MACAO. L’altra faccia del sistema “un paese due sistemi”

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I disordini politici estivi di Hong Kong hanno dato a Macao la possibilità di posizionarsi come miglior esempio di integrazione politica con Pechino in base al leitmotiv “un paese, due sistemi”. L’amministrazione cerca di presentare la città come un quadro di prosperità e stabilità, un quadro che potrebbe infine aprire la strada al ritorno di Taiwan nella Cina continentale.

Ma Macao ha profonde linee di faglia: sia Hong Kong che Macao hanno adottato la formula di un solo paese, due sistemi quando sono tornati alla sovranità cinese. Il sistema permette ad ogni regione amministrativa speciale di mantenere un alto grado di autonomia per 50 anni ed è stato progettato da Deng Xiaoping con l’obiettivo di attirare Taiwan. 

A Hong Kong, il sistema è visto come un fallimento, con le dimostrazioni scatenate da un disegno di legge sull’estradizione che hanno sprofondato la città in una profonda crisi politica.

I giovani hanno trasformato la loro rabbia per la riduzione delle libertà, lo stallo della democrazia e la diminuzione della mobilità sociale in scontri sempre più violenti, ponendo una sfida diretta all’autorità di Pechino. A Macao, ex colonia portoghese tutto sembra un successo. Ma Macao, con la sua dipendenza dai proventi del gioco d’azzardo e solo 623.000 persone, non è un caso convincente, riporta Scmp.

Lo stato di diritto di Hong Kong è ampiamente riconosciuto e la posizione dei suoi settori finanziario, logistico ed educativo non hanno rivali a Macao. Rispetto all’ex colonia britannica, Macao è stata a lungo la regione amministrativa speciale meglio gestita agli occhi del partito comunista; la città ha avuto sì le sue manifestazioni, per lo più mirate alla corruzione locale e ad altri problemi  interni.

Dal suo passaggio di consegne, Macao ha visto poca disaffezione nei confronti di Pechino e ha mostrato una maggiore volontà di integrarsi con la terraferma. Tale conformità e affinità politica è tanto più preziosa per Pechino ora, di fronte alle turbolenze politiche di Hong Kong.

A Macao, il sentimento pro-Pechino risale a decenni prima del passaggio di consegne del 1999 e si estende dalla base alle comunità politiche e commerciali.

Nel 1966, quando la Rivoluzione culturale si è estesa dalla terraferma, la sinistra filocomunista di Macao ha iniziato a ribellarsi contro il governo portoghese e alla fine ha rivendicato la vittoria sul regime coloniale.

Da allora, il vero potere politico di Macao è stato lasciato in gran parte ai suoi dirigenti d’impresa e ai sindacati filo-Pechino. Quando la città è stata ufficialmente restituita alla Cina, era stata sotto il controllo cinese de facto per tre decenni.

Ma sotto la ricchezza e la stabilità, la città deve affrontare molti problemi profondamente radicati, da alloggi insostenibili e disuguaglianza crescente, alla mancanza di diversificazione economica. 

Una grande parte del problema è che il governo di Macao si affida alle tasse sui casinò per oltre l’80% delle sue entrate annuali, ma quando i visitatori e le entrate dei casinò sono scesi, l’economia della città è precipitata in recessione.

Il governo di Macao è anche cauto sul fatto che il movimento filodemocratico di massa di Hong Kong potrebbe avere sfasci in città.

Nel 2016, il 43,6 per cento degli abitanti di Macao era nato nella Cina continentale, più di quelli nati a Macao, secondo i dati ufficiali.

Mentre i cittadini della Cina continentale si trasferiscono in città, un numero crescente di abitanti di Macao si sta spostando verso la terraferma, attirati da generosi sussidi per i tirocini universitari e le opportunità di lavoro, tanto che si stie che senza la gente di Macao il sistema dell’amministrazione special non possa più esistere. 

Antonio Albanese