M23. Si riaccende la tensione ta Ruanda e RDCongo

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Si alza la tensione tra Ruanda e RDCongo. Le autorità ruandesi accusano il vicino di casa di aver violato lo spazio aereo con un aereo da guerra della Repubblica Democratica del Congo. Le accuse arrivano dopo che la Repubblica Democratica del Congo ha subito altri attacchi da parte dello Stato Islamico cui ha risposto con un raid aereo, quello incriminato.

L’ufficio del portavoce del governo ruandese ha affermato in una dichiarazione che «un Sukhoi-25 dalla Repubblica Democratica del Congo ha violato lo spazio aereo ruandese lungo il lago Kivu (Ruanda occidentale) intorno alle 12:00 di oggi» (31/12/2022), indicando che «l’aereo è tornato immediatamente a destinazione.» Repubblica Democratica del Congo.

Ha aggiunto: «Le autorità ruandesi hanno protestato ancora una volta presso il governo congolese per le violazioni degli aerei da inseguimento congolesi nello spazio aereo» del Paese. Il governo ruandese ha dichiarato all’inizio di novembre che un aereo da caccia congolese aveva violato il suo spazio aereo.

Da mesi il governo congolese sta cercando di sconfiggere Daesh nell’est del Paese, che ha alimentato i dissapori con il vicino ruandese.

Ricordiamo che in RDCongo c’è una missione delle Nazioni Unite – MONUSCO. La presenza permanente dei rappresentanti delle Nazioni Unite nella RDC è iniziata nel 1999 per sovrintendere al processo di pace dopo la conclusione della seconda guerra del Congo. Il formato della missione è cambiato più volte a causa dell’emergere di nuovi conflitti, l’ultimo dei quali, nel nord-est, continua ancora oggi.

Il fallimento del contingente militare nell’affrontare i singoli gruppi ribelli nel paese ha portato alla creazione nel 2012 nella parte orientale della RDC di una grande formazione militare “M23” (“Movimento 23 marzo”), composta principalmente da tutsi etnici.

Dopo molti anni di negoziati infruttuosi con il governo della RDC, alla fine del 2021 i ribelli hanno ripreso le le ostilità. Nonostante i negoziati tenutisi a novembre scorso, la situazione nelle regioni orientali del Paese continua a deteriorarsi. Alla fine del 2022, più di 180.000 persone sono “diventate” rifugiati.

Per ripercorre quanto sta accadendo nell’Est del Paese il 3 novembre, in un discorso alla nazione, il Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, ha preso atto della situazione nell’est del Paese definendola come “catastrofica”; ha annunciato il massiccio reclutamento di giovani per il servizio militare e ha chiesto la creazione di distaccamenti di autodifesa per sconfiggere le formazioni armate illegali che operano nell’est del Paese. Il due di novembre, il personale militare keniota era stato inviato a est della Repubblica Democratica del Congo per rafforzare il contingente burundese, il cui dispiegamento in sei mesi costerà al bilancio del Paese 37 milioni di dollari.

Lo scontro con il movimento ribelle M23, composto principalmente da tutsi banyamulenge congolesi, sembra aver raggiunto o sta raggiungendo il suo apice. Sabato 29 ottobre, l’M23 ha catturato la città strategica di Kiwanja, così come Rugari e Ruchuru nel Nord Kivu, tagliando così la capitale, Goma, dal nord della provincia. Dopo che i militanti hanno occupato Bunagana, vecchia base e punto d’appoggio del gruppo nel 2013, in estate c’è stata una tregua, ma i combattimenti sono ripresi il 20 ottobre a Ruchuru, 40 km a nord di Goma, e già il 27 ottobre hanno preso il controllo della RN2, un’autostrada strategica, che collega Goma con altre città e con l’Uganda, lungo la quale la M23 ha occupato prima Ntamugenga, poi Rubare, Kalengera, Kaku e Karambi (29 ott.); infine, le truppe governative hanno lasciato la più grande base militare “Rumangabo” (a Ruchuru).

In quasi una settimana, gli M23 hanno raddoppiato la loro area di controllo nonostante la resistenza delle truppe e di un certo numero di milizie (in particolare il CMC Nyatura, una delle tante fazioni armate degli hutu congolesi, collettivamente denominati Nyatura), e hanno ripreso operazioni offensive, durante le quali, secondo i media, così come il comunicato M23, vengono utilizzati artiglieria pesante e bombardieri. Ma il gruppo, secondo quanto riferito dai suoi rappresentanti, punta a continuare l’offensiva contro Goma.

Incerte le prospettive dei colloqui. L’M23 chiede il suo reinserimento nell’esercito della RDC, promesso anni fa dal governo. Sono ostacolati sia dei movimenti anti-ruandesi nella società congolese, alimentata dal possibile collegamento “occidentale” nel conflitto sia, secondo Tshisekedi, dalla mancanza di indipendenza dei combattenti di questa formazione armata illegale, riconosciuta come gruppo terroristico: secondo Tshisekedi dietro l’M23 c’è il Ruanda, volendo, dice, creare una zona cuscinetto non gestita per saccheggiare le risorse naturali. Il 29 ottobre, il Consiglio supremo di difesa ha deciso di espellere l’ambasciatore ruandese entro 48 ore, secondo il ministro dell’Informazione Patrick Muyaya, a causa del “massiccio arrivo di unità dell’esercito ruandese per sostenere i militanti dell’M23”.

Il governo ruandese, a sua volta, sta facendo richieste tese a dilatare i tempi. come quelle sulla detenzione di due militari ruandesi, e ha accusato le autorità della RDC di aver violato il suo spazio aereo, come dicevamo in apertura. Secondo il politico della Repubblica del Congo Patrick Muyaya Katembwe, il Ruanda “non si comporta” meglio della Russia.

Molto probabilmente Tshisekedi deve contemporaneamente condurre o supervisionare negoziazioni non pubbliche con la leadership del gruppo. Oltre a tutto ciò che è noto per la sua attività su Twitter, Muhuzi Kainerugaba, figlio del presidente dell’Uganda e uno dei principali “lobbisti” di Paul Kagame a Kampala, ha dichiarato sull’M23: «come “i nostri fratelli” “che combattono per i diritti dei tutsi nella RDC”».

Luigi Medici

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