LIBRI. Una Pandemia ha cambiato il mondo. Esattamente come oggi

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«Se svolgiamo il nastro del Novecento, vediamo due guerre mondiali, l’ascesa e il declino del comunismo, alcuni drammatici episodi della decolonizzazione, ma non l’evento più sconvolgente di tutti, anche se è proprio davanti ai nostri occhi. Quando si chiede quale è stato il principale disastro del XX secolo, quasi nessuno risponde: “l’influenza spagnola”» Questo ci chiede Laura Spinney in 1918. L’influenza sagnola. La pandemia che cambiò il mondo.

Quanti di noi avrebbero risposto così nel 2019? Ben pochi, crediamo. A noi che oggi viviamo immersi nella realtà della pandemia da Sars Cov2, questa risposta stenta ancora a venire in mente, perché, in maniera catartica, la pandemia di 100 e passa anni fa, scoppiata nel 1918 e i cui ultimi casi furono segnalati nel 1920, sembra minore rispetto al dramma quotidiano e agli eventi del XX secolo. Eppure, l’influenza spagnola colpì un abitante su tre dell’intero globo terraqueo, cinquecento milioni di persone; ne uccise tra 50 e 100 milioni, cioè tra il 2,5 e il 5 per cento della popolazione mondiale.

Si tratta di cifre incredibilmente elevate, da sole superano di gran lunga le vittime della Prima guerra mondiale (17 milioni) e quello della Seconda guerra mondiale (60 milioni), e considerando la punta più alta della forbice stimata, la spagnola ne uccise più di entrambi i conflitti bellici mondiali del Novecento.

Eppure l’influenza spagnola occupa al massimo, una o due righe, quando va bene, dei libri di storia, spesso è solo citata con notte di riferimento. A cosa è dovuta questa rimozione storica collettiva? La spagnola influì non solo sullo sforzo bellico di tutti i belligeranti ma creò le basi per sviluppi futuri sociali ed economici: indebolì le economie e i sistemi politici già traballanti e favorì di fatto una serie di cambiamenti sociali ed economici.

La voglia di rinascere e di vivere degli anni Venti del Novecento, la Belle Epoque, l’arte, la musica, la moda, possono esser letti anche come reazione alle tragedie provocate dalla spagnola dovunque nel mondo. Con essa si confrontarono pesantemente tutti i sistemi sanitari dell’epoca, molti inesistenti, così come la malattia impose nuove regole alla socialità, esattamente come sta facendo il Covid19.

La società che abbiamo conosciuto fino al 2019 discende direttamente dall’influenza spagnola che infuriò 101 anni fa, in un mondo stremato da una guerra “globale”, in chiave occidentale, e dal collasso di antiche impalcature imperiali che avevano dominato l’Europa e l’Asia per secoli.

Il testo della Spinney, uscito nel 2018, fa un’ottima analisi generale non generica, di quegli anni e del mondo che ne venne fuori; tra le sue pagine si trovano le regole imposte dai vari governi del mondo per arginare i contagi (mascherine, distanziamento sociale e così via), gli stessi che oggi noi utilizziamo, la spiegazione dell’origine della malattia e del suo nome (non era spagnola e si trattava del virus H1N1) così come in maniera non accademica del tipo di virus.

È un testo agile e utile per comprendere il nostro quotidiano, che appare spesso così insensato, analizzando quanto fu fatto cento anni fa e utile per evitare che questi anni di Covid 19 facciano la stessa fine della spagnola, dimenticati e messi in nota: «Quel che ci ha insegnato l’influenza spagnola è che un’altra pandemia influenzale è inevitabile, ma che se farà dieci o cento milioni di vittime dipende solo da come sarà il mondo in cui si scatenerà». Vogliamo che il futuro sia informato e consapevole.

Antonio Albanese