LIBRI. Migranti: «Cifre da analizzare, vittime da salvare e carnefici da smascherare»

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«Con lo Stato che, nel 2017, ha destinato sei/sette miliardi di euro per far fronte all’immigrazione illegale e nel 2018 ha ulteriormente accresciuto la previsione degli stanziamenti, con la spesa pubblica bloccata dai patti di stabilità interna per cui gli enti pubblici non possono né spendere né assumere, era evidente che migranti diventassero il nuovo business italiano». 

Così apre l’interessante testo di Pierfrancesco De Robertis, Migranti SPA. Il business dell’immigrazione: cifre, carnefici, vittime, edito da Rubbettino. 

L’autore ci porta a scoprire esattamente i costi per lo stato italiano di una simile irrazionale gestione della presenza dei migranti nel territorio italiano. Una gestione emergenziale che non avrebbe più senso di esistere se ci fossero delle politiche adeguate di gestione delle presenze, del loro inserimento eventuale nella società italiana e del loro rimpatrio se del caso. De Robertis ci mostra casi ed esempi al Sud come al Nord, in regioni bianche o rosse, come si diceva una volta, di «coop più o meno improvvisate che nel giro di due o tre anni hanno decuplicato il proprio fatturato grazie ai migranti e che offrono accoglienza quando un anno prima erano specializzate in tutt’altro (…) non si può non concludere come grazie ai soldi arrivati dall’immigrazione illegale possa essersi sviluppata in pochissimo tempo un’economia parallela, non sempre dai contorni limpidi». 

L’analisi dell’autore ci pone subito davanti ad un quesito importante: in Italia ci sono soldi solo per l’emergenza ma non per l’integrazione di chi arriva nel nostro paese, si parla di 6/7 miliardi di euro previsti nel 2017, tra quelli previsti ad hoc e altri sparsi; con un’esplosione dei costi prevista nel 2018. Il dato interessante, poi, è che tutte le realtà che a vario titolo partecipano alla gestione di questo fenomeno non devono presentare una precisa rendicontazione fiscale (situazione poi evolutasi in parte in questi ultimi anni). 

Secondo De Robertis in questa situazione sono entrate in diversi modi una galassia di realtà assistenziali o meno, dalle major “rosse” o “bianche” a realtà locali di diversa entità, che hanno visto entrare un flusso di denaro, impiegato bene o male nella gestione dei disperati che arrivavano nei porti italiani. L’analisi è fredda e documentata, si lascia leggere in maniera avvincente. 

Nella sua disamina ad un certo punto del testo, De Robertis fa chiedere al lettore: “Ma come arrivano i migranti sulle coste italiane e perché?” Ed ecco spuntare il ruolo delle ONG, tornato nuovamente al centro di polemiche politiche e sociali. «Molte delle ONG che salvano i profughi nel Mediterraneo sono state fondate tra il 2015 e il 2016 (…) Poco importa che si tratti di persone che non avevano mai avuto a che fare con la solidarietà, che le loro navi battano spesso bandiere di paradisi fiscali (…) che abbiano sedi in nazioni che non accolgono richiedenti asilo e non rappresentino un esempio di trasparenza amministrative e fiscale». 

L’analisi anche da qui si dipana in cifre nomi e numeri, che spesso troviamo nelle prime pagine dei giornali con commenti al vetriolo in un senso o nell’altro. 

L’agile indagine di De Robertis può aiutare a districarsi in un universo dove un solo dato è certo: le vittime, sia che scappino da guerre e carestie o che cercano umanamente un futuro migliore, vanno tutelate, e non utilizzate per fini altri, che con la solidarietà umana hanno poco a che vedere. 

Antonio Albanese