LIBRI. La Breccia e i 150 anni di Roma Capitale d’Italia

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Alla fine sono usciti anche i bandi per la celebrazione del 150esimo della presa di Roma, o meglio della Breccia di Porta Pia, che portò all’unificazione italiana, non completa, con Roma capitale del Regno d’Italia, sorto una decina di anni prima.

Il 2020 doveva essere l’anno per le celebrazioni ma sappiamo tuti come è andata e anche Roma Capitale ha subito la sete di tutti gli eventi che previsti durante lo scorso anno: sospensione e soppressione.

Ora con il rinnovato interesse e la speranza di poter celebrare l’evento assistiamo anche ad un rinnovato interesse storico per questo evento dal grande valore simbolico, che elevatissimo all’inizio col trascorrere degli anni si è andato via via perdendo. Questo interesse porta alla pubblicazione di opere storiche risorgimentali, di cui abbiamo già parlato, complessive e puntuali, deificate cioè proprio al 20 settembre 1870.

L’interesse non è puramente italiano, la Presa fu un evento epocale, pose fine al potere temporale del Papato (fino alle sue vestigia riconosciute con i Patti Lateranensi del 1923) che aveva influito in misura diversa sui destini d’Europa; in questa scia di interesse internazionale si inserisce il libro dello storico francese Hubert Heyriès: La Breccia di Porta Pia (il Mulino). Lo storico militare francese insegna storia contemporanea nell’università di Montpellier racconta la Presa principalmente da un punto di vista militare, analizzando le operazioni militari che preparano la mattina del 20 settembre 1870: chi ne furono gli artefici, come si mossero e con quali mezzi si mossero e mostre le loro truppe ad esempio. Non che sia assente la parte politica, quella che più o meno tutti conosciamo, ma l’attenzione è concentrata sugli aspetti di politica militare che preparano l’azione cinetica, si direbbe oggi, che porto a spezzare le mura di Roma, nei pressi di Porta Pia, sezione che non era pesantemente difesa, perché le forze del Papa si aspettavano un’azione altrove.

I ricordi dei vecchi difensori della Repubblica romana del 1848 furono utili strumenti, perché quegli stessi uomini nel 1870 dirigevano contingenti delle truppe del Regno italiano a circondare Roma. Inoltre Heyriès non dimentica di dare spazio ampio ai difensori, militari di ogni parte del mondo, della libertà dello Stato Pontificio; non solo francesi quindi.

Si tratta di un’opera agile che va letta con attenzione al dettaglio, da coloro che sono già addentro alla materia, ma che può essere anche divulgativa propria perché di facile lettura e stile.

Per chiunque si trovasse poi a passare per Roma, il consiglio è di andare a vedere sì Porta Pia ma di allungarsi poco oltre, là dove fu aperta la Breccia per respirare, ove possibile farlo, l’atmosfera che portò Roma ad essere capitale del Regno d’Italia.

Antonio Albanese