LIBRI. Iran, Africa e Afghanistan obiettivi culturali e geopolitica di Books for Peace 2025

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Narrare storie per denunciare situazioni intollerabili o per testimoniare l’impegno sociale e culturale in contesti complessi aumenta la consapevolezza del mondo che ci circonda. 

Quest’anno, Books for Peace, organizzazione internazionale di sostegno alla cultura della conoscenza e vicina all’UNESCO, ha fatto la sua scelta di premiare autori che con il loro impegno, i loro libri, e la testimonianza rendono vivo lo spirito di conoscenza e consapevolezza che anima l’organizzazione. 

Nel 2025, saranno premiati: il premio Noble per la Pace 2003 Shirin Ebadi, Iran; lo scrittore Nicolò Govoni, Italia; Erfanullah Abidi, Afghanistan. 

Lasciamo la parola alle motivazioni che hanno portato a questi riconoscimenti. 

Shirin Ebadi: “In una nazione dove vige un detto diventato legge secondo cui «la donna vale meno dell’occhio strabico di un uomo», Shirin Ebadi ha vissuto sulla sua pelle cosa voglia dire rivendicare dei diritti e non farsi sottomettere.

Anche dal suo esilio londinese la giurista e attivista Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, prima iraniana e prima donna musulmana ad ottenere il riconoscimento, non smette di guardare all’Iran”.

Nicolò Govoni, per Still I Rise: “Felici di diventare partner per la promozione della cultura, per la costruzione di scuole, per garantire un futuro migliore ai figli del mondo. All’età di 20 anni inizia la sua prima missione di volontariato nell’orfanotrofio di un piccolo villaggio dell’India, dove resta per quattro anni della sua vita, durante i quali si laurea anche in Giornalismo alla Symbiosis International University nella città di Pune. Nel 2017 autopubblica l’e-book “Bianco come Dio” per sponsorizzare l’istruzione dei bambini dell’orfanotrofio: il libro diventa un caso editoriale e viene inserito da Rizzoli nelle proprie edizioni”.

Erfanullah Abidi per il progetto afghan girls’ underground schools: “Erfanullah abidi era tra la folla di persone che cercavano di fuggire dall’Afghanistan nell’agosto 2021, in un’evacuazione caotica dopo che gli Stati Uniti e i suoi alleati avevano posto fine alla loro occupazione ventennale del paese. Ex dipendente governativo, traduttore e consigliere culturale per la Nato, lui e la sua famiglia volarono in Australia, dove si sentì frustrato dal fallimento delle campagne online per spingere i talebani a riaprire le scuole per le ragazze. Quindi, contattò degli amici e reclutò degli insegnanti. Entro febbraio 2023, tennero la prima di quelle che ora sono circa 15 lezioni regolari in luoghi segreti in tutto l’Afghanistan. 

Niente musica, niente tagli di capelli all’occidentale: il rapporto delle Nazioni Unite descrive la vita in Afghanistan sotto i tutori morali dei talebani “è una lezione in presenza, ma ogni studente rappresenta un gruppo di altri quattro o cinque studenti che pensiamo non dovrebbero frequentare” per motivi di sicurezza, ha affermato. Ha detto che è facile trovare insegnanti donne senza lavoro a causa del divieto imposto dai talebani alle donne di insegnare ai ragazzi, ma può essere difficile reclutarne nel posto giusto che soddisfino rigorosi requisiti di sicurezza. Se viene rilevata una potenziale violazione della sicurezza, le lezioni vengono annullate: la sicurezza è la loro massima priorità. Abidi afferma che le lezioni segrete offrono più dell’istruzione.

“Questo è un centro di speranza. questo è un centro di resilienza. questo è un posto dove vedono il loro futuro, o dove plasmano o formano il loro futuro”, ha detto. “I talebani tengono le persone senza istruzione, specialmente le ragazze, perché diventeranno madri in futuro. Diventeranno genitori in futuro. La loro ideologia è di tenerle senza istruzione in modo da poter manipolare i bambini della prossima generazione per la loro ideologia terroristica”.

Redazione

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