LIBRI. Identità culturale e complessità della lingua creano consapevolezza politica 

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Il rapporto con la propria identità culturale, al centro di un mondo in continua evoluzione, è stato il filo conduttore dell’incontro organizzato dall’Istituto Luigi Sturzo, dalla Fondazione Hanns Seidel, dall’Associazione Vittorio Luigi Ferraris e dalla Scuola della Complessità. 

L’evento ha preso avvio dalla presentazione del libro Sbagliando s’impari. Esercizi per mettere alla prova il tuo italiano (Mondadori), curato dal Presidente dell’Accademia della Crusca, Paolo d’Achille, insieme a Rita Librandi, vicepresidente dell’Accademia, e all’accademico Marco Biffi, coordinatore della struttura informatica e della comunicazione della Crusca sui social. 

L’incontro, moderato da Michele Gerace, ideatore della Scuola della Complessità, ha visto la partecipazione di Luigi Giorgi, coordinatore generale dell’Istituto Luigi Sturzo, di Marlis Morganti della Fondazione Hanns Seidel, di Giovanni Rizzi, presidente dell’associazione culturale “Cento Giovani”, e di Mario Rusconi, presidente di ANP Roma. L’evento è stato patrocinato anche dall’Associazione Amici di Luigi Vittorio Ferraris.

In una sala dello storico Palazzo Baldassini, già dimora dell’umanista Pietro Bembo, si è riunito un pubblico di esperti letterati, insieme a diverse scolaresche di liceo classico, simbolo del profondo valore che la nostra lingua riveste nel connettere ambienti e generazioni.

Il tema che ha caratterizzato gli interventi introduttivi è stato il valore della lingua verbale, fondamentale per una sana partecipazione politica. In questo contesto, l’Istituto Luigi Sturzo si distingue per i suoi sforzi nel promuovere il patrimonio del cattolicesimo democratico attraverso un lessico orizzontale, capace di coinvolgere le nuove generazioni nella memoria e nella partecipazione alla storia rappresentata dall’imponente archivio dell’Istituto. 

La modernità della lingua e la democraticità della comunicazione non sono soltanto una questione di lessico, ma anche di strumenti comunicativi, un’evoluzione segnata dalla pubblicazione del podcast “Lessico democratico. I cattolici alla prova della modernità”.

La lingua non è solo cambiamento, ma anche identità. Sul modello dell’esperienza tedesca nell’integrazione della comunità siriana emigrata, la Fondazione Hanns Seidel ha sottolineato che raggiungere una conoscenza condivisa di una lingua equivale a creare un ponte che unisce le persone, senza la necessità di cancellare la propria lingua madre, che anzi risulta arricchita nel processo.

Se l’apprendimento è fondamentale per la vita sociale, l’errore è essenziale per l’apprendimento stesso, e questo ci riporta al tema della serata: Sbagliando s’impari. Sono numerosi gli errori e le mode che mettono in crisi la lingua italiana nella comunicazione moderna, soprattutto in ambito mediatico, e si è discusso di come l’impoverimento della lingua conduca a un impoverimento del pensiero, con conseguente degrado della società. Il quadro più cupo è quello dipinto da Orwell nella descrizione della neolingua in “1984”, una lingua talmente povera da privare gli individui degli strumenti mentali necessari per contestare gli ordini ricevuti. La raccomandazione, per tutti, si raccoglie nell’esempio di coloro che, dal presbitero dissidente antisovietico Pavel Florenskij al neuropsichiatra Vittorino Andreoli, hanno scritto per sottolineare l’importanza della precisione e della ricchezza nell’uso del linguaggio, al fine di migliorare le proprie capacità di pensiero e comunicazione, e con esse la società.

Entrando nel vivo della presentazione, il presidente e la vicepresidente dell’Accademia hanno spiegato che il libro, oltre a contenere una analisi degli errori, invita i lettori a imparare dai propri sbagli, includendo esercizi di autoverifica per rafforzare la conoscenza e la consapevolezza dello stato della lingua italiana, che i luoghi comuni alle volte fanno apparire come moribonda, ma la Crusca ha dimostrato come sia possibile adattarsi ai cambiamenti senza snaturare l’italiano. Il linguaggio evolve, ma ciò non significa accettare ogni innovazione senza una riflessione critica. A conferma di ciò, è stato ricordato come nel Settecento l’italiano abbia saputo superare l’invasione dei francesismi senza perdere la propria identità.

Una questione fondamentale affrontata nel dibattito riguarda il fatto che la lingua non è esclusiva degli accademici, ma è anche frutto dell’uso comune, soprattutto oggi che mancano figure autorevoli capaci di guidarne l’evoluzione, come fece Gabriele D’Annunzio quando rese “automobile” un termine femminile, mentre, se in passato la Crusca rappresentava un punto di riferimento autorevole, nel presente il suo ruolo rischia di indebolirsi senza un adeguato supporto.

Il linguaggio che impoverisce il pensiero e la società è stato descritto come una « peste » ed è stato sottolineato che il linguaggio verbale, pur essendo limitato rispetto alla complessità della realtà, deve essere sviluppato con attenzione, sottolineando come purtroppo, la scrittura giornalistica online, sempre più veloce, rischia di essere un modello negativo per la lingua.

Un altro tema di grande attualità affrontato nel dibattito è l’uso dell’asterisco e dello schwa nel linguaggio inclusivo. Sebbene nel volume non vi siano riferimenti diretti, la Crusca ha già espresso un parere in merito: lo schwa non appartiene all’alfabeto italiano e l’asterisco, pur utile in alcuni contesti informali, non ha una funzione orale e rischia di compromettere la leggibilità di un testo. Per evitare di polarizzare l’attenzione, questi aspetti sono stati esclusi dal libro. Tuttavia, la Crusca si mostra favorevole alla distinzione di genere nelle professioni, purché venga adottato un approccio moderato e flessibile.

Infine, l’importanza della precisione linguistica è emersa anche in ambito giuridico, poiché sono stati citati casi in cui errori nell’uso della lingua hanno compromesso la posizione di imputati in tribunale, evidenziando come la chiarezza espressiva possa avere conseguenze concrete.

In conclusione, l’incontro ha posto al centro dell’attenzione il ruolo cruciale della lingua nella partecipazione democratica. Infatti, mentre un lessico chiaro e preciso facilita la comprensione e il dialogo, evitando distorsioni e manipolazioni, la lingua, che è sempre in evoluzione, deve conservare una coerenza interna per restare un efficace strumento di pensiero e comunicazione.

Riccardo Olmo Manca e Lorenzo Ricchini 

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