Generale delle SS e braccio destro di Himmler, Reinhard Heydrich, è considerato all’interno delle SS la mente di molte operazioni cruciali durante l’occupazione nazista in Europa e l’ideatore della soluzione finale.
Il titolo originale dell’opera, secondo l’autore(Laurent Binet), doveva essere inizialmente “Operazione Antropoide” ma in sede di revisione editoriale si è preferito diversamente, puntando su: “HHhH”- Himmlers Hirn heiβt Heydrich – il cervello di Himmler si chiama Heydrich.
«Da quando porto in me questo libro, e sono anni, non ho mai pensato di intitolarlo diversamente da “Operazione Antropoide” ( e se per caso non è il titolo che leggete sulla copertina, saprete che mi sono arreso all’editore, a cui non piaceva granché: faceva troppo fantascienza, troppo Robert Ludlum, a quanto pare…)».
Il 27 Settembre 1941, dopo lo smembramento della Cecoslovacchia, Heydrich viene mandato a Praga quale responsabile comandante dei territori cecoslovacchi, ovvero del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia, per reprimere ogni tentativo di resistenza da parte dei cechi. L’efferata violenza subordinata ad un uso arbitrario della giustizia gli fanno guadagnare appellativi come “il boia di Praga”, “il macellaio” o “La bestia bionda”.
La RAF ( Royal Air Force ) britannica affida ad un ceco e ad uno slovacco, Jan Kubis e Josef Gabcik, il compito di uccidere, a Praga, il Generale delle SS Reinard Heydrick ; nome in codice Operazione Antropoide.
Il 27 Maggio del 1942 il Generale delle SS viene ferito, mentre era a bordo di una Mecedes-Benz decappottabile, da una bomba dopo che il mitra di Gabcik si era inceppato. L’attentato sembra fallito, ma a causa delle ferite riportate, il 4 Giugno Heydrich muore; una setticemia causata, molto probabilmente, dal crine di cavallo che rivestiva i sedili della sua Mercedes, e che a causa dell’esplosione gli era entrato in corpo nelle piaghe e nella milza.
La ritorsione di quel gesto porterà ad una delle pagine più nefaste della Seconda guerra mondiale, il massacro di Lidice nel 9 Giugno 1942. I Tedeschi fucilarono tutti gli uomini del paese in età compresa tra i quindici e gli ottantaquattro anni e deportarono nei campi di concentramento la maggior parte delle donne e dei bambini.
Il sindaco fu ucciso per ultimo per il riconoscimento dei cadaveri.
Episodi come il massacro di Lidice, per la loro efferatezza e malvagità, inducevano molti ufficiali e soldati delle SS a forti crisi depressive e in molti casi al suicidio. Per evitare che ciò accadesse, dapprima con i gas di scarico dei camion e in seguito con le camere a gas, i tedeschi escogitarono il modo di spersonalizzare la morte e il senso di colpevolezza.
Narrato in prima persona il testo, suddiviso in 257 piccoli capitoli, si articola su due diversi piani temporali, il presente e il passato.
Nel presente l’autore mette in risalto il lavoro di ricerca svolto per la stesura del testo e le difficoltà che essa ha comportato; Laurent Binet riesce a farci comprendere tutte le sue difficoltà nell’articolare un testo che riesca, con sapiente equilibrio, a inserire le giuste e mirate fonti storiche coniugando alcuni aspetti tecnici del romanzo.
Per quanto riguarda il passato l’autore, pur mantenendo il focus sull’attentato del 27 Maggio 1942, vuole, riuscendo nell’intento, inserire il fatto all’interno di un contesto storico e sociale completo.
Dalla formazione del Reich, agli interni intrighi politici tedeschi, dall’invasione della Polonia (Operazione Tannenberg), sino ad arrivare alla soluzione finale passando per il massacro di Lidice, di Baby Yar ( Kiev – 33771 eberei ucraini vengono uccisi, uno ad uno, e buttati in una fossa) e di Terezin ( sono circa 140.00 gli ebrei di Terezin: 33529 muoiono nel ghetto, 88.196 finiscono nelle camere a gas, soltanto 17.247 vengono liberati l’8 Maggio 1945).
L’autore scava nella psicologia della bestia bionda e scientificamente delinea i tratti di un personaggio schiavo del potere e lucidamente attaccato all’ideologia ariana della purezza.
Leggetelo e non dimenticate.
Rileggetelo perché “Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.
(La frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau).
Ringrazio per la traduzione Margherita Botto.
Simone Lentini
HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich
Laurent Binet
Traduttore: M. Botto
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Anno edizione: 2014
Formato: Tascabile
Pagine: 346 p., ill. , Brossura
EAN: 9788806220242