LIBRI. Da Totalitarismo a Imperialismo: l’eredità sovietica della Federazione Russa

115

A rileggere con gli occhi di oggi, dopo il 24 febbraio 2022, il libro di Edgar Morin: La Natura dell’URSS – Il complesso totalitario dell’ultimo impero, edito in Italia per la prima volta nel 1989 e ripubblicato da Armando Editore nel 2022, ci si chiede come l’Europa sia potuta cadere nella trappola politica che antepone un nuovo impero nascente, quello russo contro un gigante malato, liberal capitalista, quello statunitense.

Il testo ci introduce, in 194 pagine, al perché la Russia non poteva “fare a meno” di attaccare l’Ucraina e come le sanzioni non avrebbero portato poi a molti risultati. Se è vero da un lato, che Morin spiega nel dettaglio il totalitarismo dell’URSS nelle sue più intime pieghe e trasmette al lettore come si è passati in un solo secolo dall’Impero degli Zar, al marxismo socialdemocratico, il bolscevismo, fino a Stalin, passando per la Polizia segreta, che ha portato la Russia ad essere la seconda potenza industriale del mondo. E se la rivoluzione, raccontata con gli occhi di Morin, azzera tutte le false promesse dell’URSS; dall’altro ci introduce a passaggi storici che passano dall’URSS eredità socio-economico-politiche alla Federazione Russa e come il progetto politico-economico di Vladimir Putin ne sia una diretta conseguenza.

Nei capitoli de la Natura dell’URSS si sviscerano tutti quei passaggi storico-economico-sociali-politici hanno permesso a Mosca di passare attraverso le intemperie del tempo, delle forme di governo, dalle “economie” e rimanere in piedi in un modo o in un altro. Per esempio nel passo che inizia a pagina 110 si legge: “L’economia sovietica non sopravvive soltanto grazie a ciò che vi è di non-socialista – intendo dire la disobbedienza di fatto al socialismo ufficiale – nei fattori economici, ma anche grazie al capitalismo esterno. L’agricoltura capitalista degli Stati Uniti, del Canada, eventualmente dell’Argentina, salva l’URSS dalle carestie fornendole il supplemento di cereali che non riesce a produrre il suo socialismo agrario. Meglio ancora: l’economia sovietica si sviluppa e progredisce grazie agli sviluppi e ai progressi del capitalismo straniero. L’industria sovietica non ha creato un solo oggetto o prodotto socialista, ma si appropria molto rapidamente di tutte le invenzioni, creazioni, innovazioni, organizzazioni dell’universo capitalista: acquisto di brevetti, di strumenti, d’impianti già pronti, pompaggio dei segreti tecnologici attraverso lo spionaggio industriale, e, in caso di embarghi, acquisto attraverso intermediari ufficialmente neutrali”.

Tutto questo accadeva prima del 1989 e oggi abbiamo compreso che Mosca non ha mai smesso di portare avanti questo processo fino ad avere una capacità tecnologica importante, e quindi ora sa essere competitiva e dove non lo è, ha sempre gli intermediari neutrali a sostenerla.

Secondo Morin “l’industria pesante, l’industria di potenza, era la finalità economica di Stalin”. E ancora: “L’industria di guerra è la nuova finalità storica del totalitarismo, perché il totalitarismo dell’URSS ha come sua finalità principale la Potenza dell’Impero”. Ed è proprio a questo che Putin mira, la potenza del nuovo impero.

Non delude inoltre, l’analisi dell’URSS come nuovo impero passando per la politica estera ed è molto interessante il parallelismo tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Secondo Morin le condizioni della nascita, dello sviluppo, delle vittorie dell’URSS sono da ricercare nella crisi del XX secolo. “Alle crisi dell’Occidente evidenti dopo la fine della II guerra mondiale si sono aggiunte quelle della decolonizzazione, quelle culturali, politiche, sociali, economiche del Terzo Mondo”, crisi che hanno enfatizzato e favorito la soluzione “socialista” in Asia, America Latina e Africa. L’URSS ha giocato sulla questione dialettica e sull’aspirazione di emancipazione di questi popoli. La crisi apertasi nel 1914 che Trockij chiamava crisi dell’umanità ha giocato a favore dell’URSS. L’ideale di una rivoluzione internazionale socialista che non è mai arrivata, è stato il collante della politica estera sovietica che era diametralmente opposta all’imposizione della democrazia del modello americano che non ha mai dato frutti, perché nessun paese può assimilare al 100% regole, leggi principi e valori sei un’altra cultura. Una politica estera, quella dell’URSS, che nel tempo ha trovato basi comuni su cui creare satelliti russi che imitano ma non applicano in toto il modello socialista.

Il nuovo impero di Mosca di fatto è un prodotto, si potrebbe dire della somma degli errori dell’Occidente, della capacità di Mosca di trasformasi adattarsi pur stando totalitaria, e la necessità dei popoli “sfruttati” di avere una opportunità nel mondo che vedono ora per la prima volta dopo secoli. In questa chiave di lettura dunque Putin non è altro che il continuatore di quella Potenza dell’Impero che sognava Stalin.

Graziella Giangiulio

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/