LIBIA. Ucciso il boia di Tarhuna: Mohammed al-Kani

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Mohammed al-Kani, il leader della milizia al-Kani, sarebbe stato ucciso il 26 luglio, mentre opponeva resisteva alle forze di sicurezza di Haftar andate ad arrestarlo nella sua casa a Bengasi.

Oltre l’agenzia turca Anadolu, il canale televisivo libico Al-Ahrar, ha detto che al-Kani, che era ricercato dalla giustizia per il suo coinvolgimento nelle uccisioni di massa nella città di Tarhuna, e che era stato ucciso nella zona di Bouatni a Bengasi. Al-Kani è stato ucciso dalla milizia Tariq bin Ziyad, affiliata alle forze di Haftar, dopo aver fatto irruzione nella sua residenza; il canale poi ha mandato in onda filmati da Tarhuna che mostravano decine di persone che festeggiavano l’uccisione di al-Kani.

Il giornale libico al-Mashhad ha citato fonti locali secondo cui Kani è stato «ucciso in una fattoria dove risiede a Bengasi».

Kani sarebbe stato ucciso «durante la sua resistenza a un raid nella sua residenza a Bengasi per arrestarlo, sulla base di due memorandum della magistratura civile e militare, basati su denunce contro crimini a lui attribuiti dal 2019 e prima».

Uno dei compagni di Kani è stato arrestato e un altro è stato ucciso. Un certo numero di suoi uomini è stato poi arrestato in aree separate di Bengasi, Ajdabiya e Tobruk, sulla base di una nota del procuratore civile e del procuratore militare. Anche il giornale Al-Quds Al-Araby, che ha sede a Londra, ha citato fonti locali che confermano la morte del leader della milizia.

Nel novembre 2020, il Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato l’imposizione di sanzioni alla milizia Al-Kani e al suo leader per aver ucciso dei civili, i cui corpi sono stati trovati in fosse comuni a Tarhuna, oltre a torturare e a far sfollare altre migliaia di persone.

Dopo la sconfitta delle forze di Haftar nelle zone occidentali della Libia, il governo libico ha trovato almeno 300 cadaveri in fosse comuni a Tarhuna e a sud di Tripoli.

Luigi Medici