
Secondo alcuni account social libici, vi sarebbe un accordo tra Salamé e Swehli per le elezioni parlamentari e il rinvio delle elezioni presidenziali; il rinvio delle elezioni paventato da Salamé sarebbe dovuto alla mancanza di un quadro costituzionale chiaro e servirebbe per dare sostegno legale alla sua Conferenza nazionale.
Nel frattempo, il Consiglio presidenziale si starebbe sfaldando. Nei giorni scorsi, tre membri del Consiglio, Al Majbari, Maitiq e Kajman avevano emesso una dichiarazione chiedendo che non venissero emesse decisioni che andassero a ledere l’autorità del Consiglio e in particolare del Presidente Serraj. Questa dichiarazione, però, è stata seguita il 12 gennaio da un’altra, in cui i tre muovono un vero e proprio j’accuse nei confronti del presidente Serraj, ritenendolo responsabile del collasso del Consiglio presidenziale e dell’accordo di Skhirat.
Secondo i tre, il Consiglio doveva essere uno strumento per risolvere le problematiche del paese e riunire le istituzioni e lo stato per arrivare ad un governo di interesse nazionale a servizio del popolo libico. Gli obiettivi erano la lotta al terrorismo, alleviare le sofferenze dei cittadini, combattere l’immigrazione illegale e stabilire uno Stato che proteggesse una transizione pacifica dei poteri secondo procedure costituzionali solide. Questi obiettivi sono stati però disattesi per via della monopolizzazione di decisioni e l’ignorare le altre parti. Secondo Majbari, Maitiq e Kajman il collasso della situazione in Libia farà scivolare il paese nel conflitto armato facendo risorgere leader militari al posto dei politici.
Polemiche contro Serraj anche al summit sullo sviluppo economico e sociale della Lega Araba avvenuto il 12 gennaio. È stato anche il giorno in cui la delegazione libica arrivata per l’incontro è stata duramente criticata da parte libanese. Parte del movimento Amal ha messo in guardia contro la partecipazione della Libia rappresentata da Serraj al summit di Beirut; diversi politici libanesi hanno rigettato la delegazione libica composta da Serraj e Siyala e i media libanesi la hanno definita la delegazione della vergogna.
Durante tutto il giorno, poi, è proseguito un intenso dibattito in Libano sulla presenza della delegazione libica al summit. Il presidente del parlamento libanese Nabih Berry si è espresso contro la presenza libica e ha criticato la mancata presenza siriana. Essenzialmente, i politici libanesi hanno manifestato contro la presenza libica indicando che questa avesse meno legittimità del governo siriano ad essere rappresentata all’incontro.
Redazione