Nello scorso fine settimana l’evento principale di politica internazionale mediterranea riguardo la Libia è stata la Conferenza sulle Migrazioni che si è svolta domenica scorsa a Roma. Se per il mainstream mediatico è stato un grande successo in termini di presenza e risultati, per i più attenti è stata un’ulteriore inutile vetrina che ha confermato l’ironico paradosso della gestione delle migrazioni e in particolare della relativa situazione in Libia.
Si è trattato della conferma della mancata comprensione dello scenario libico da parte italiana, del suo utilizzo per motivi di politica interna italica e lo sfruttamento da parte libica (in particolare del premier Dabaiba) del consesso per propri scopi. Anzi, per alcuni il forum di Roma rischia di essere deleterio. Di sicuro a Roma non è stato fatto nessun passo avanti dal punto di vista negoziale, cosa che invece sta cercando di realizzare il Rappresentante delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, con il suo Comitato di riconciliazione che si è incontrato con il patrocinio dell’Unione Africana a Brazzaville e previsto da lungo tempo. La concomitanza dei due eventi ha impedito al Rappresentante Bathily di essere a Roma.
Dal canto loro, Stati Uniti e Russia continuano a guardarsi da lontano giocando al gatto con il topo, senza definire chi è chi, con il fine ultimo di limitare l’influenza dell’altro nel paese mediterraneo mantenendolo come tassello dell’attuale guerra tra le parti. In tutto ciò rimane invece concreto il problema della migrazione, in particolare in ambito regionale, mentre come sempre il grande vincitore del mantenimento dello status quo attuale rimane la Turchia, che procede con il suo piano di controllo della Libia partendo dalla zona occidentale. Per tale motivo si prevede a breve un viaggio del presidente Erdogan a Tripoli. I restanti paesi europei proseguono nella loro politica di ripresa dei rapporti commerciali con la Libia, in particolare Germania e Francia.
Il recente rapporto degli esperti sulla Libia ha riportato la profonda preoccupazione per la politica discriminatoria emersa dal GNU a partire dallo lo scorso aprile. In effetti, la politica di Dabaiba limita i diritti delle donne e la possibilità per loro di viaggiare all’estero senza un tutore maschio e vi è la preoccupazione per i tentativi denunciati dall’Agenzia libica per la sicurezza interna di intimidire i difensori dei diritti umani. Queste politiche contraddicono gli obblighi internazionali e nazionali della Libia in materia di non discriminazione, uguaglianza e diritto alla privacy. A riguardo, non è la prima volta che il pool di esperti delle Nazioni Unite punta il dito nei confronti del GNU (e del GNA prima) per le proprie politiche liberticide e discriminatorie, ma nessuno fa nulla perché sono governi figli delle decisioni della Missione delle Nazioni Unite. Basta ricordare le decine di pagine di rapporto secretate che riportavano i diversi episodi di corruzione in seno al Libyan Political Dialogue Forum – LPDF a Ginevra che hanno portato poi alla selezione di Abdulhamid Dabaiba come premier del nuovo GNU.
Nessuno però ha mosso un dito per riportare la denuncia, anzi, si è deciso di mettere tutto sotto il tappeto in nome di un processo di transizione che doveva portare entro un anno ad elezioni e non lo ha mai fatto.
Come accennato, per quanto riguarda gli Stati Uniti e la Russia, continua il gioco di mosse e contromosse per cercare di limitare l’influenza rispettiva nel paese, con Mosca che comunque mantiene un basso profilo. Da canto suo, Washington ha rigettato la proposta di Saleh di assumere carica di presidente ad interim fino ad elezioni. Il servizio di ricerca del Congresso degli Stati Uniti ha presentato un rapporto sulla gestione del dossier libico: la diplomatica statunitense e ex Rappresentante delle Nazioni Unite in Libia, Stephanie Williams, ha indicato che la Russia ha inviato migliaia di mercenari Wagner in prima linea nella guerra di Tripoli del 2019 per sostenere Haftar. Quindi i russi hanno utilizzato i mercenari nella Libia orientale e meridionale per aiutare le forze di supporto rapido nella loro battaglia contro l’esercito sudanese presso il confine. Per la Williams, turchi e russi si spartirono il paese ed occuparono le basi libiche per preservare le loro forze mercenarie con i turchi che sono saldamente insediati nella Libia occidentale con una vasta presenza militare, di intelligence, politica e commerciale.
Per i libici, la Conferenza sulle Migrazioni del 23 luglio non risolve nulla in concreto, dà soldi a chi di fondo dovrebbe essere incarcerato per corruzione, malversazione e appropriazione indebita, rafforza le milizie che gestiscono il traffico di esseri umani e soprattutto conferma o rafforza la legittimità a governi e istituzioni che sono la causa del proseguimento del disastro libico. In tal senso, per molti analisti libici è la conferma che il governo italiano attuale, al pari dei suoi predecessori, non ha la percezione reale dello scenario libico che usa per motivi di propaganda politica interna e non gestisce come invece dovrebbe come tema di politica estera.
Ad ogni modo, già venerdì, alcune componenti sociali della Libia, come il ricercatore, Muhammad al Misbahi, hanno puntato del dito l’incontro indicando che l’estrema destra italiana inonderà la Libia di immigrati irregolari attraverso l’accordo di Tunisi. Diversi account locali si sono accodati affermando che il governo di destra italiano stava organizzando una conferenza sull’immigrazione il 23 luglio con funzionari del nord Africa e del Medio Oriente e istituzioni finanziarie per bloccare le porte all’immigrazione verso l’Europa, mettendo però di fatto i paesi del sud in difficoltà. Un altro account locale ha descritto gli sforzi italiani per far bloccare al generale Haftar l’immigrazione come ammissione di come l’Italia intenda lavorare e la promessa al generale che in cambio di soldi deve ridurre immigrazione. Questo ha avuto di fatto ripercussioni su tutta la conferenza perché ne conferma l’impostazione politica. Ad ogni modo, l’unico spunto positivo per l’Italia della conferenza è stata la ripersa dei voli tra Roma e Tripoli e a breve anche con Bengasi della società italiana ITA Airways, segnando la la ripresa dei voli tra i due paesi dopo una pausa decennale.
Il Premier Dabaiba ha indicato ad al Jazeera che il GNU non avrebbe accettato l’insediamento di nessun immigrato in Libia, che rimane un paese di transito e non di esportazione dell’immigrazione clandestina. Per tale motivo il GNU avrebbe cercato una vera partnership alla conferenza di Roma per contribuire, costruire ed affrontare in modo partecipativo alla risoluzione del problema. Dal canto suo, il GNS emanazione del Parlamento ha emesso una dichiarazione riguardo l’incontro di Roma mettendo in guardia i partecipanti della conferenza dal prendere decisioni che impongano cambio demografico in Libia.
Soprattutto, secondo alcuni, più che alla Conferenza in sé, il premier Dabaiba era interessato a recarsi a Roma per concludere affari. Quindi si sarebbe trattato di una passerella per dare il contentino di visibilità al governo italiano per concludere affari con altri paesi. Ad esempio, Dabaiba a Roma ha discusso con il vice presidente della Total per iniziare procedure di impianto di produzione di energia da solare da 500MW a Saddadah, in cooperazione con la NOC per nuove esplorazioni. Inoltre, la presenza di Mohamed bin Zayed a Roma all’incontro sulle migrazioni non è solo dimostrazione del soft power emiratino in Africa, ma ricorda che i bengalesi arrivano da Dhaka a Bengasi via Dubai, poi verso l’Italia. Dabaiba ha tenuto anche un colloquio sulla cooperazione bilaterale con lo sceicco degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed. Subito dopo è stata segnalata la ripresa dopo nove anni dei voli da Tripoli e Bengasi per l’aeroporto internazionale al Makthum negli Emirati Arabi Uniti. L’unico spunto positivo è che Dabaiba e il presidente tunisino Said si sono accordati per organizzare incontro ministeriali per discutere di sicurezza ai confini.
Ciononostante, in apertura della conferenza, il premier italiano Meloni ha dichiarato che i trafficanti di esseri umani destabilizzano l’Europa e le loro istituzioni e la legislazione sulla migrazione deve essere emendata e necessario cacciare i trafficanti che approfittano dei poveri. Inoltre è necessario ridurre il flusso di migranti colpendone le radici e rafforzare la cooperazione tra paesi del Mediterraneo contribuirà a ridurre migrazione. Non vi è stata invece nessuna denuncia del fatto che i principali trafficanti di esseri umani in Libia sono collegati al GNU o alla famiglia Haftar e che di fondo sono fonte di instabilità principalmente in Libia e che gli scontri nel paese sono legati non solo e non tanto ad influenze politiche, ma soprattutto ad accaparrarsi o difendere le linee dei traffici.
Ad ogni modo, oltre alla mancata presenza del Rappresentante delle Nazioni Unite Bathily, è stata lampante la mancata presenza del generale Haftar a Roma a dimostrazione della mancanza di importanza e legittimità dedicata alla conferenza. In effetti, il governo italiano ha invitato nei giorni scorsi il Generale Haftar a partecipare alla conferenza di Roma, ma lui ha rifiutato per la presenza di Dabaiba. Il Premier del GNS Hammad si è quindi detto scettico sulla Conferenza internazionale di Roma perché la Conferenza include tentativi ed iniziative per insediare immigrati dai paesi africani nell’Africa mediterranea, inclusa la Libia, come forma per alleviare la pressione dell’immigrazione illegale verso l’Europa. Il presidente del Consiglio di Stato al Mashri, dopo il comunicato del ministero degli Affari esteri italiano sul dossier migrazione in Libia, ha indicato che la vera soluzione è lo sviluppo dei paesi di origine, altrimenti sono solo soluzioni fabbricate. Il presidente del Consiglio di presidenza al Manfi durante il suo intervento alla Conferenza internazionale di Roma, ha indicato che «la Libia, in quanto paese transitorio, sta assistendo a gravi episodi di violenza contro i migranti da parte delle bande di trafficanti, per tale ragione si augura che la Conferenza ci consenta di affrontare il fenomeno della migrazione, ma ciò richiede una revisione delle decisioni precedenti». «Per ora però gli incontri e le riunioni tra Unione Europea ed Africa per combattere l’immigrazione sono rimasti lettera morta ed è necessario aiutare i paesi di transito, in particolare la Libia, che soffre il dilemma della criminalità organizzata a causa della sua estensione nel continente africano».
Per l’Italia però la soluzione da sempre sembra essere quella di allocare fondi senza agire realmente sulle cause e nello specifico oggi ha promesso 16 milioni per la lotta all’immigrazione illegale a Libia e Niger. Il ministro degli Affari esteri italiano, Antonio Tajani, ha indicato l’intenzione di stanziare 8,5 milioni di euro per rafforzare le capacità della Libia nella gestione dell’immigrazione irregolare, per organizzare corsi di formazione e per potenziare il sistema scolastico per i migranti. Però alcuni osservatori si sono chiesti se i milioni di euro indicati serviranno realmente a limitare l’immigrazione e il traffico di esseri umani. Anzi, i più critici hanno indicano che i soldi potrebbero finire nelle mani sbagliate nel clima instabile della Libia, mentre il rimpatrio migranti rischia di finanziare ulteriormente traffico senza risolvere cause. Per tale motivo le intenzioni dietro l’impegno italiano rimangono poco chiare.
Anzi, come già accennato, per molti analisti e account locali permane sempre il solito dubbio, ovvero che in Italia non si abbia una reale comprensione dello scenario libico e quanto avvenuto alla Conferenza ne sarebbe la conferma. Account locali libici hanno commentato la foto di Meloni, Dabaiba e al Manfi con i due libici insieme, ma ognuno con la propria struttura di sicurezza che si scontrano e non si parlano. A riguardo altri account locali hanno indicato ironicamente che l’Italia ama talmente tanto i libici che ha invitato e preparato due sedie per presidente alla conferenza a Roma, se uno cadrà l’altro si alzerà. In tal senso, altri account hanno riportato fonti diplomatiche libiche indispettite dal fatto che l’Italia abbia trattato Dabaiba e al Manfi come due parti distinte quando in realtà dovrebbero essere un fronte solo con la sorpresa del doppio discorso in rappresentanza della Libia. In generale la fonte diplomatica libica citata ha sottolineato come l’Italia sembri non capire l’importanza di avere la presenza di tutte le parti per coordinarsi sulle questioni migratorie. Anzi, l’accusa è che il governo di Roma usi la questione come carta politica interna senza affrontare le cause della migrazione e senza prestare attenzione alla costa da Sirte al confine con l’Egitto.
Eric Molle