Termina il blocco petrolifero libico

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LIBIA – Tripoli 10/12/2013. Il lungo blocco effettuato da gruppi armati dei terminali petroliferi a est della Libia sarà revocato il 15 dicembre, lo ha annunciato il 10 dicembre uno dei capi dei gruppi assedianti.

«Prevediamo che l’esportazione di greggio dai terminali petroliferi riprenda dal 15 dicembre», ha detto Saleh al-Ateiwich, capo della potente kabila degli Al-Magharba che ha iniziato il blocco nel mese di luglio a sostegno delle sue richieste di autonomia regionale. Proteste e blocchi delle forniture di combustibile da parte della minoranza berbera hanno, poi, causato il calo verticale della produzione di petrolio di circa 250mila barili al giorno da livelli normali di quasi 1,5 milioni di barili al giorno. Questi blocchi e le proteste relative sono costate 7 miliardi di dollari al Paese. A dirlo è il vice governatore della Banca centrale della Libia, Ali Mohamed Salem. Per Salem, la Libia ha speso 7 miliardi di dollari delle sue riserve in valuta estera per compensare l’impatto dei blocchi nella produzione del petrolio e dovrà spendere fino a 6 miliardi nel dicembre 2013 per mantenere operativa l’economia del paese. Se la situazione continuasse, aveva detto  il 6 dicembre, la banca centrale avrebbe dovuto limitare l’accesso all’uso dei dollari nel 2014, prendendo in considerazione una conseguente svalutazione del dinaro libico. Salem ha poi avvertito che la riserva di 119 miliardi di dollari in riserve potrebbe essere erosa in tempi rapidi con una conseguente erosione economica del 5 per cento nel 2014, se le proteste fossero continuate. L?annuncio del 10 dicembre sembra quindi allontanare questa ipotesi. Il petrolio rappresenta il 97 per cento dell’afflusso di valuta pregiata necessaria per pagare le importazioni di beni necessari per il paese. I proventi petroliferi previsti per il 23013 assommano a soli 63 miliardi di dinari libici (51 miliardi di dollari), con un 10 per cento di deficit nel budget previsto di 70 miliardi di dinari. Il blocco delle forniture ha creato non solo problemi alle esportazioni libiche ma anche al mercato energetico interno. Il ministro libico per l’Energia elettrica, Omar al- Mahrigui, infatti, aveva avvertito i libici di prepararsi ad una grave crisi di energia elettrica in tutto il paese a seguito della prolungata interruzione delle forniture di gas e di combustibile alle principali centrali elettriche. Amazigh e Toubou stavano sabotando le forniture per chiedere l’inclusione dei loro dialetti e culture nella futura Costituzione libica. Il ministro aveva detto che la situazione era «complicata e critica», soprattutto a Tripoli, a seguito della chiusura del gasdotto che collega il giacimento di Wafa alla centrale di al-Robess, la principale fonte di energia per le città nella Libia occidentale: la produzione di era scesa tra i 400Mw e i 500Mw. Aveva poi aggiunto che la situazione era critica nella parte orientale del paese, in cui i blocchi avevano interrotto la fornitura di combustibile e gas alla centrale elettrica di Al-Sarire. Il direttore della stazione aveva avvertito che avrebbe interrotto completamente le operazioni entro la fine della settimana a causa della mancanza di alimentazione.