LIBIA. La strage di Birak ha minato il processo di pace

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Nella capitale libica continua ad esserci insicurezza. È stato pubblicato giorni fa ad esempio il video di una donna violentata da membri delle Brigate rivoluzionarie di Tripoli, affiliate al GNA, nel quartiere Qasr bin Gashir a Tripoli; poi le foto di un incendio del dipartimento del catasto nella zona di Al Andalus.

Ma le notizie principali hanno riguardato l’attacco che è avvenuto il 18 maggio alla base aerea di Birak tenuta dal LNA. Se le notizie iniziali minimizzavano l’evento, via via la strage di Birak si è rivelata essere una mina per tutto il processo di pacificazione del paese. In effetti, la Milizia di Misurata della 3rd Force (rinominata apparentemente 13° Brigata) e le milizie di Al Qaeda delle SDB, in collaborazione con un milizia ciadiana, hanno giustiziato oltre 134 persone alla base di Birak. Il 321° Battaglione di Artiglieria del LNA posizionato di stanza alla Base di Birak ha affermato che l’attacco è stato un tradimento e la rottura della tregua che era stata posta sulla zona.

Il battaglione ha dichiarato che il rombo della sua artiglieria si sentirà in tutto il sud e bruceranno i nemici dell’Islam e della patria. La dichiarazione era abbastanza incomprensibile poiché se il richiamo alla vendetta è diventato un luogo comune in Libia, questo odio sembrava inizialmente eccessivo.

Più di tutto ha colpito il modo in cui i soldati sono stati uccisi: giustiziati con un colpo alla nuca e 5 decapitati. Si apprende successivamente che gran parte delle persone giustiziate a Birak dalla 3rd Force e alleati erano civili che lavoravano nella base.

La 3rd Force avrebbe studiato bene il momento per attaccare. In effetti, poiché c’era una tregua sulla zona, gran parte degli ufficiali, sottufficiali e soldati del LNA erano a casa per festeggiare l’Operazione Dignità, il resto era di stanza a Ramlat Zalaf, vicino alla base di Tamanhint. Nella base di Birak erano presenti un gruppo ridotto di guardie e un gruppo di reclute arrivati da Benina dopo la fine del 50° corso. Si trattava di giovani ufficiali del LNA graduati all’accademia di Tokra alcuni giorni fa. Erano presenti negli alloggi dell’aeroporto civile di Birak ed erano di ritorno a casa per festeggiare l’Operazione Dignità e la fine del corso. Sono stati tutti giustiziati.

Nel loro attacco, 3rd Force e alleati hanno distrutto deposito di carburante, la pista d’atterraggio e rubato veicoli. Dopo l’attacco e le esecuzioni, incalzati dai rinforzi del LNA in arrivo, la 3rd Force e alleati hanno lasciato la base. È stato postato anche un video delle milizie di Misurata e alleati affiliati ad Al Qaeda in cui viene mostrato come i soldati del LNA sono stati giustiziati.

Le forze di Misurata e delle SDB provenivano da Al Jufrah e si sono ricongiunte con loro alleati già presenti in zona. Ad ora, la 12° Brigata del LNA è in controllo della base di Birak. Sono state postate delle foto dei terroristi di Misurata dopo che hanno giustiziato i soldati del LNA e i civili.

Se il Comandante delle milizie di Misurata nel sud, colonnello Jamal Al Tariqi ha dichiarato che l’attacco alla base di Birak era il volere di Dio e della Patria, il portavoce della 3rd Force Mohammed Qalywan ha smentito che i suoi soldati abbiano giustiziato soldati del LNA. L’attacco è servito essenzialmente per colpire le forze del LNA che hanno attaccato la base di Tamanhint. Solo che era in corso una tregua.

Il Maresciallo Haftar ha affermato che schiaccerà gli attaccanti di Birak. Il Comandante della 12° Brigata, Generale Bin Nayl, e il comandante sala operativa del sud, Generale Al Megrahi, hanno aumentato il livello di allerta e chiamato le unità a prepararsi a muovere per riprendere la guerra fermata da una tregua interrotta ieri dal nemico. I Parlamentari del sud che hanno spesso chiesto di dare supporto al Consiglio presidenziale, hanno emesso una dichiarazione in cui ritengono il Consiglio stesso responsabile dell’attacco. I parlamentari hanno chiesto le dimissioni di Al Barghouti e il ritiro della 3rd Force per aver violato la tregua alla quale il LNA si era adeguato. Dal canto suo, il Consiglio presidenziale ha smentito di aver dato ordine di attaccare Birak e a chiesto le dimissioni di Al Barghouti. Proprio il ministro della Difesa del GNA ha dichiarato anch’esso in un comunicato di non aver dato alcuna istruzione di attaccare Birak. Si legge in questa fase la chiara debolezza di Serraj nei confronti di Al Barghouti. Quest’ultimo, con il sostegno alle SDB da parte del GNA, ha messo più volte in difficoltà Serraj poiché il suo governo essendo supportato dalle Nazioni Unite non può essere accostato a gruppi che si rifanno ad Al Qaeda e che compiono questo genere di esazioni. Il problema è che Serraj è schiavo di Al Barghouti per quanto riguarda la sicurezza poiché il ministro della Difesa è colui che gestisce il rapporto con le milizie a Tripoli (e non solo) che  garantiscono la sopravvivenza del governo stesso nella capitale.

Come indicato però, questo attacco non rimarrà senza conseguenze. In effetti, due membri del Supremo consiglio di Stato hanno chiesto al presidente Swehli di investigare sull’attacco alla base di Birak e hanno minacciato di presentare le proprie dimissioni. Se il sud aveva in parte appoggiato il GNA e il Supremo Consiglio di Stato, adesso che unità ad essi collegati hanno versato sangue del sud, i rapporti di forze non rimarranno più gli stessi.

Redazione

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