LIBIA. Il Cairo vuole comunque una soluzione politica tra Haftar e Serraj

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La crisi libica è una delle priorità della politica estera egiziana, dove i due paesi hanno interessi di sicurezza, economici e legami sociali, dato che Libia è la porta occidentale dell’Egitto; il  confine tra i due paesi, che va dal nord sul mar Mediterraneo al sud dove si trova il confine con il Sudan, è di circa 1.200 chilometri.

Infatti, l’Egitto non sta risparmiando nessuno sforzo per aiutare i libici ad portare il loro paese verso La stabilità. L’Egitto ha ospitato dal giugno 2017 sei round di dialogo tra i militari libici, che rappresentano le diverse regioni della Libia, che hanno portato ad una serie di documenti dettagliati.

Il Cairo è molto interessato alla situazione in Libia e ha una serie di obiettivi, tra cui cercare di fare riuscire la riconciliazione in Libia, porre fine al caos e alla divisione, stabilire sicurezza e stabilità, ed anche ricostruire e unificare le istituzioni statali libiche.

L’Egitto ha sempre sottolineato l’impegno per la soluzione politica come l’unica scelta per porre fine alla crisi libica, raggiungere la riconciliazione tra i diversi settori del popolo libico, respingere l’intervento straniero e l’opzione militare per risolvere la crisi, e la necessità di preservare l’entità e l’unità dello stato libico e delle sue istituzioni nazionali, l’importanza di avere una soluzione “libica-libica” lontano da qualsiasi soluzione imposta dall’esterno.

L’Egitto ha fatto diversi sforzi per aiutare la Libia; ha ospitato diversi incontri che hanno messo insieme forze politiche, sceicchi di Libia, e rappresentanti di organizzazioni della società civile, nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi, così come la partecipazione dell’Egitto alle conferenze internazionali sulla Libia, sia a livello regionale o internazionale, più recentemente la Conferenza di Palermo in Italia (dal 12 al 13 novembre 2018), alla quale ha partecipato il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi.

Inoltre, Il Cairo ritiene che la situazione in Libia abbia bisogno di un esercito nazionale che combatta il terrorismo, pertanto l’Egitto ha sponsorizzato il progetto per unificare l’istituzione militare libica al fine di fornire un indispensabile pilastro della sicurezza per il processo politico in Libia.

Da parte sua, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, durante un incontro con il comandante dell’Esercito Nazionale Libico (Lna) generale Khalifa Haftar, il 9 maggio scorso, ha rinnovato il sostegno dell’Egitto agli sforzi anti-terrorismo e contro i gruppi estremisti in Libia.

L’ambasciatore Bassam Rady, portavoce della presidenza egiziana, ha dichiarato che il presidente Al Sisi, ha riaffermato a Haftar il sostegno dell’Egitto agli sforzi contro il terrorismo e ai gruppi estremisti e alle milizie per arrivare a garantire sicurezza e stabilità in Libia. Al Sisi ha anche sottolineato il sostegno del ruolo dell’istituzione militare libica per ripristinare gli elementi di legittimità e creare un’atmosfera per soluzioni politiche e l’attuazione dei diritti costituzionali, in modo da soddisfare le aspirazioni del popolo libico verso la vita sicura e la costruzione di un futuro migliore.

Da ricordare che quello del 9 maggio era il secondo incontro tra Al Sisi e Haftar in meno di un mese dal lancio dell’operazione militare da parte dell’Lna, per liberare Tripoli dal controllo delle milizie.

«Il ruolo dell’Egitto non si limita al sostegno dell’esercito libico e agli sforzi per unificare l’istituzione militare, ma si estende al supporto logistico in alcune aree, perché la sicurezza della Libia è della sicurezza dell’Egitto. Questa è la posizione egiziana», ha affermato l’ambasciatore Ashraf Akl, ex ambasciatore dell’Egitto in Palestina e Yemen e adesso consigliere della Camera dei rappresentanti per gli affari arabi, sentito da Agcnews.eu.

L’ambasciatore Akl ha aggiunto che «la situazione in Libia è caratterizzata dal caos e dalla confusione; Questo fatto ha creato in molte persone il timore che il destino della Libia possa essere molto simile a quello della Somalia». Secondo Akl, «Ci sono divisioni in Libia che a loro volta causano la nascita di un’economia illegale».

Marwa Mohammed

Corrispondente dal Cairo