La Libia, il petrolio e l’ombelico dell’Italia

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UE – Bruexelles 25/10/2013. L’Unione europea non sa bene come gestire i problemi legati alla Libia. Si sono svolti recentemente una serie d’incontri a Bruxelles per ridefinire le funzioni della missione di assistenza alle frontiere dell’Unione europea, Eubam e di quella parete di essa che si occupa della Libia.

L’Unione europea deve costituire un “contingente” di protezione per questa missione Eubam che ha, tra l’altro, lo scopo di aiutare la Libia a fermare il flusso dei migranti e di raccogliere intelligence. L’operazione, EUBAM Libia, attualmente prevede l’impiego di circa 40 esperti dei paesi dell’Ue e di funzionari comunitari. Guidati da un dirigente delle dogane finlandese, colonnello della riserva finnica, Antti Juhani Hartikainen, hanno cominciato ad arrivare nel mese di aprile e stanno vivendo e lavorando presso l’Hotel Corinthia di Tripoli, lo stesso sito da cui è stato prelevato il premier libico. Entro dicembre 2013, dovrebbe essere aperto un “normale” Hq entro il 1° dicembre. Lo staff completo prevede di avere 80 dipendenti dell’Ue entro marzo 2014 e 111 a regime;  avranno a disposizione anche 54 assistenti locali e 54 guardie del corpo. L’appalto Eubam dice che l’uso della forza dovrà essere in linea con la legge libica e con la convenzione delle Nazioni Unite sulla sicurezza privata. Il loro lavoro, secondo il servizio esteri dell’Ue, non è quello di fare pattuglie o ricerche sul campo, ma di aiutare il governo libico a creare una «strategia di gestione delle frontiere» e di «migliorare il quadro giuridico e istituzionale di gestione delle frontiere (…) potranno anche insegnare le “competenze tecniche” ai doganieri libici». L’operazione avrà un costo di 30 milioni di euro all’anno. Essendo la Libia un importante punto di transito per i migranti africani verso l’Europa, riporta EUobserver, Eubam «dovrebbe, a tempo debito, rafforzare le autorità libiche nella capacità di gestire i crimini di frontiera, compresa la tratta di persone e la migrazione illegale». Si legge poi che l’agenzia di controllo delle frontiere dell’Unione europea, Frontex, ha anche in programma una serie di «concrete (…) attività» in Libia sotto la bandiera proprio di Eubam. Il nuovo quartier generale Eubam a Tripoli diventerà una risorsa per intelligence europea. Si tratta di un incarico che fa gola a moltie società. Page Groups , Argus Security e una manciata di altri giocatori di medie dimensioni starebbero concorrendo per gestire la sicurezza dell’Ue. Oggi il mercato è più competitivo: numerosi operatori di sicurezza privati ​​che non hanno più affari in Iraq e presto dovranno uscire dalll’Afghanistan sulla scia del ritiro militare di Isaf, stanno rivolgendo le loro attenzioni all’UE, che dipende totalmente da operatori privati ​​per proteggere le sue ambasciate, le missioni di osservatori elettorali e i posti di monitoraggio delle migrazioni. La missione oggi ospitata al Corinthia Hotel sono attualmente custodite da Argo, una piccola ditta francese, che si occupa anche di proteggere l’ambasciata Ue in Libia. L’Ue sta valutando die società: Aegis, società britannica di sicurezza, o GardaWorld, azienda canadese , per proteggere Eubam conun contratto del valore di 6.200.000 euro l’anno a partire dal 1° novembre 2013. Secondo il documento di gara comunitario, la società presenta dovrà creare e gestire «una sala operazioni e controllo funzionante h24 e 7 giorni su 7» per fornire «analisi di alta qualità sulla situazione di sicurezza” e di presentare «rapporti di sicurezza quotidiana, settimanale, mensile e semestrale» per le strutture dell’Ue. Insolitamente, la società privata vincitrice dovrà ottenere il nulla osta dai servizi di intelligence nazionali per gestire i file che verranno classificati “SECRET UE”. Richard Dalton, ambasciatore britannico in Libia nel periodo 1999-2002, ha detto che la missione dovrebbe lavorare a stretto contatto con l’élite post-Gheddafi tramite un comitato di alti funzionari libici di Giustizia e Interni, magistratura, società petorlifere e  servizi di intelligence per dare loro la “proprietà” del progetto svolto da Eubam. Per Nick Witney, ex capo della sicurezza dell’Agenzia europea per la difesa di Bruxelles, Eubam può promuovere i più ampi interessi dell’Ue nel paese ricco di petrolio: «È un modo di creare contatti e influenza. In ultima analisi, è quello che la Pesdc dovrebbe fare». In termini di costruzione dell’influenza in Libia, L’Ue sta camminando sul filo del rasoio. Nel 2012, ha infastidito Tripoli con l’assunzione di una società di sicurezza britannica, la G4s, a guardia all’ambasciata comunitaria senza chiedere il permesso al governo. È triste constatare l’assenza dell’italia e del suo sistema di sicurezza ed economico correlato dal nuovo scenario libico si va configurando, nonostante i forti legami storici e culturali con la Libia e la sua posizione strategica verso quanto rappresentato da Tripoli. ancora pèiù turiste è constatare che l’Italia avrebbe tutte le competenze e le professionalità per essere in testa al processo ma resta indietro perché impegnata a guardarsi l’ombelico della politica nazionale. Intanto società petrolifere inglesi, francesi e spagnole, prima assenti o poco presenti in quello scenario, scorrazzano tra i pozzi di petrolio libici.